Idroelettrico in Lombardia, Fontana: sulle concessioni un anticipo di autonomia
Grazie al decreto di semplificazione del 2018 ci sono più risorse da impiegare su territori. Per il presidente, l’energia pulita porta più investimenti e servizi
La Lombardia anticipa l'autonomia grazie alla conversione in legge del “Decreto Semplificazione 2018”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana (nella foto) in una conferenza stampa alla quale ha partecipato con gli assessori regionali Massimo Sertori (Enti locali, montagna e piccoli comuni) e Davide Caparini (Bilancio, finanza e semplificazione). Un atto - ha sottolineato Fontana - che introduce un'importante modifica al quadro normativo nazionale in materia di grandi derivazioni idroelettriche che, in futuro, consentirà alla Regione di rinnovare le concessioni delle dighe. Alcune di queste sono scadute da anni e mai riassegnate (in Lombardia 17 su 70).
Nel frattempo, la Regione Lombardia potrà chiedere canoni aggiuntivi per gli impianti con una potenza superiore a 3000 KW nel periodo che decorre tra la concessione scaduta e la riassegnazione della stessa, destinandone almeno il 60% alle Province in cui sono presenti gli impianti. Con 70 grandi derivazioni per circa 1200 MW di potenza nominale concessa e 600 piccole derivazioni per circa 250 MW di potenza concessa, la Lombardia è il primo produttore nazionale di energia idroelettrica e, da sola, concorre ad oltre il 25% della produzione nazionale.
La provincia di Sondrio, con 26 grandi derivazioni, garantisce circa il 50% della produzione regionale e in questo territorio “risiede” oltre la metà della potenza concessa: 650 MW su 1200.
La nuova disciplina, che modifica il cosiddetto “Decreto Bersani”, conferma che le procedure di ri-assegnazione delle concessioni alla loro scadenza sono effettuate dalle Regioni, ma aggiunge che le dighe, i canali, le condotte forzate alla scadenza della concessione passano gratuitamente in proprietà delle Regioni invece che dello Stato.
"Gli effetti positivi introdotti dalla nuova norma garantiscono - ha spiegato il presidente Fontana - l'aumento dei canoni a favore delle Province e della Regione, oltre a determinare una serie di investimenti molto consistenti e a creare un miglioramento della produzione. Senza contare, fatto non irrilevante, che si tratterà di una produzione di energia ecologicamente sostenibile".
Secondo quanto stabilito dalla nuova norma, il canone dovrà essere sempre destinato per almeno il 60% alle Province e alle città metropolitane il cui territorio è interessato dalla presenza degli impianti che li potranno destinare a servizi pubblici, come ad esempio gli ospedali di montagna.