Italia nostra, preoccupati per possibili nuovi incentivi europei alle rinnovabili elettriche
La preoccupazione è stata espressa in occasione di un’audizione dinanzi le Commissioni riunite Attività produttive e Agricoltura del Senato
“Basta incentivi ai nuovi impianti industriali di energia rinnovabile elettrici ed equa tassazione degli impianti incentivati in modo spropositato prima della riforma del 2012”. Lo ha chiesto Italia Nostra in occasione di un’audizione dinanzi le Commissioni riunite Attività produttive e Agricoltura del Senato ha presentato un documento firmato anche da altre cinque associazioni ambientaliste: Altura, Amici della Terra, Lipu, Wilderness Italia e Movimento Azzurro. Nel documento le associazioni esprimono “preoccupazione sulla definizione degli obiettivi dell'Unione Europea al 2030 in materia di contenimento dell'emissione di gas climalteranti” ritenendo che ciò debba avvenire da parte di ciascun Paese "in base alle proprie peculiarità territoriali e potenzialità economiche".
Marco Parini, presidente di Italia Nostra, ha espresso il timore che “la possibile fissazione di obiettivi europei vincolanti nel periodo 2020-2030 sull'energia rinnovabile possa favorire una nuova ondata di impianti industriali di produzione di energia elettrica da fonti non programmabili (in particolare eolica e solare in aree verdi) con forte impatto ambientale, scarsi risultati in termini di riduzione dei gas serra, inefficienze e insostenibile costo economico” come peraltro avvenuto nell'attuazione dell'analogo programma europeo "20-20-20 per il 2020".
Nel 2013, ha aggiunto Parini, “la spesa per incentivi è aumentata ancora di oltre un miliardo di euro rispetto all'anno precedente. Ma recentemente i presidenti Vendola, Crocetta e Castellacci in Italia e il premier Cameron in Inghilterra hanno espresso perplessità sull'invasione di pale o pannelli che ha devastato il loro territorio. Persino in Germania è in atto la revisione dell'incentivazione perché non è uno strumento efficace per la salvaguardia del clima, non è economicamente efficiente, né ha avuto un effetto positivo sull'innovazione”.