Italia Solare scrive a Draghi: non sostenga il gas, punti sulle rinnovabili
È la espressa dal presidente di Italia Solare Paolo Rocco Viscontini in una lettera inviata al presidente del Consiglio
“I fatti dimostrano, senza il minimo dubbio, che il gas non è quella fonte affidabile e conveniente che ministri, funzionari e top manager delle partecipate energetiche ci hanno sempre voluto far credere. Con pragmatismo non possiamo più neppure dire che la transizione energetica richieda decenni e debba basarsi sul gas che, arrivando dall’estero, presenta una dipendenza da variabili non controllabili. Occorre un’accelerazione dell’incremento delle rinnovabili e il ruolo del gas deve essere urgentemente ridimensionato, a favore di rinnovabili e accumuli idraulici ed elettrochimici”. È quanto sostiene il presidente di Italia Solare Paolo Rocco Viscontini in una lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi, nella quale si ricorda che i prezzi delle ultime settimane e previsti per il 2022 non hanno eguali nella storia del nostro Paese.
Non creda al gas
Duole evidenziare, si legge poi, che negli ultimi anni le nuove installazioni di impianti solari fotovoltaici in Italia, in linea con una politica troppo pro-gas, sono state molto inferiori a quelle registrate in tutta Europa. La previsione 2021 da fonte SPE (Solar Power Europe): Germania 5,4 GWp, Olanda 3,4 GWp, Spagna 3,2 GWp, Polonia 2,7 GWp, Francia 1,9 GWp, Belgio 0,95 GWp, Italia 0,9 GWp. “Non credete a chi sostiene - si legge ancora nel testo - che la soluzione è nell’aumento della produzione nazionale del gas, anche considerando regole che limitino i guadagni di chi estrae, tratta e vende, perché i quantitativi non sarebbero sufficienti per ottenere risultati tangibili sulle bollette degli italiani e si creerebbero nuovi problemi ambientali, allontanandoci dai veri obiettivi. Non credete a chi insiste col nucleare, troppo incerto nei tempi e nei costi per poter rappresentare un’alternativa reale. La soluzione è invece nelle rinnovabili, solare ed eolico in primis, che consentono indipendenza energetica. In questo contesto è giusto anche ricordare che oltre 1 milione di italiani, tra imprese e famiglie, stanno limitando l’impatto pesantissimo dell’aumento dei prezzi dell’energia grazie all’impianto fotovoltaico che hanno deciso di installare. Bisogna lavorare per aumentare e di molto questo milione di italiani. Sulla necessità di intervenire nell’immediato, è prima di tutto giusto avere idea delle cifre di cui parliamo: in termini assoluti per la materia prima energia l’Italia pagherà 140 miliardi di euro/anno anziché 40 miliardi. Parliamo di 100 miliardi di euro di extra-costo”.
Gli interventi a breve
“Per quanto concerne gli interventi di breve termine - si legge ancora nella lettera - , se proprio deciderete di intervenire sui produttori di energia da fonte rinnovabile e vista l’eccezionalità del momento, è necessario adottare un provvedimento di partecipazione alle difficoltà del Paese, se legato solo ed esclusivamente a un limite al prezzo di vendita dell’energia rinnovabile (di sicuro non inferiore a 100 euro/MWh), per poter utilizzare le somme eccedenti per calmierare le bollette per gli italiani, esentando da tale provvedimento gli operatori che hanno contrattato a prezzo fisso la propria energia. Correttezza vorrebbe che si tenesse conto dei ricavi perduti, per restituirli magari tramite una proroga del periodo di incentivazione del Conto Energia tale da recuperare le somme perdute. Tale limite ai prezzi di vendita potrebbe valere per il primo semestre del 2022, con un impegno a ridiscutere la situazione, per un’eventuale proroga del provvedimento, tra aprile e maggio dell’anno prossimo”.
Le azioni da sostenere
Italia Solare richiede poi uno sforzo a tutti gli attori della filiera energetica: da chi produce, distribuisce e vende i combustibili fossili a chi produce distribuisce e trasmette l’energia elettrica. Prevedere per i venditori di energia elettrica una copertura assicurativa statale utile per ottenere dalle banche le fideiussioni necessarie per poter continuare il loro lavoro. Invece, chi estrae e commercializza i combustibili fossili, a cominciare dall’Eni, sta facendo extra profitti molto significativi, che andrebbero limitati alla pari o anche più di chi produce energia da fonti rinnovabili. Analogamente, tutte le altre partecipate dovrebbero dimostrare senso di responsabilità accettando di buon grado dei limiti ai loro guadagni, sia quelli derivanti dalla situazione eccezionale attuale sia quelli collegati alle concessioni che hanno sempre garantito margini altissimi.