La Lega contro Calenda: blocchi subito il decreto rinnovabili
Lo ha detto il consigliere economico di Matteo Salvini, sottolineando che è “fondamentale” bloccare il provvedimento: “va nella vecchia direzione”
La Lega frena il ministro Carlo Calenda sulle rinnovabili, invitando l'esecutivo uscente ad evitare provvedimenti che ritiene non plausibili. Lo leggiamo dalle pagine de Il Messaggero.
“Su ferma sollecitazione del ministro dello Sviluppo - dice Armando Siri, consigliere economico di Matteo Salvini - venerdì sera il ministro dell'Ambiente Galletti ha concertato, firmandola, la bozza al decreto ministeriale 11 gennaio 2017, cioè il decreto sulle energie rinnovabili.
Questo fa pensare che, nonostante le rassicurazioni della Presidenza del Consiglio dei ministri, che in questa fase transitoria ha ribadito che non si attuerà nessun provvedimento significativo, il ministro Calenda voglia invece mettere la sua firma su un decreto fondamentale per lo sviluppo delle energie rinnovabili”.
La Lega - aggiunge Siri - nel suo programma elettorale energetico ha puntato decisamente sulle energie rinnovabili, proponendo uno sviluppo di impianti di piccole e medie dimensioni; questo per permettere ad una platea di imprenditori ed investitori di entrare in un settore fino ad oggi indirizzato ai grandi investitori ed alle grandi finanziarie, sopratutto estere. Il decreto che vuole emanare Calenda - sottolinea ancora l'economista della Lega - va nella vecchia direzione, e pertanto deve essere assolutamente bloccato.
Questo perché, ragiona Siri, si deve permettere alle forze politiche che hanno vinto le elezioni, e a cui gli elettori hanno legittimato i programmi presentati, di poter esprimere i loro progetti. La Lega, conclude Siri, userà il metodo della concertazione, coinvolgendo le associazioni di categoria, ed ascoltando le amministrazioni locali, coniugando il tutto con le esigenze economiche. “Chiediamo pertanto al presidente del Consiglio Gentiloni - dice Siri - di intervenire prontamente, onde impedire un colpo di mano che vuole favorire solo pochi e determinati centri di potere economico”.