Rinnovabili italiane in attesa di ripartire: l’Irex index ancora in calo
Il settore delle rinnovabili italiane non riesce a scrollarsi di dosso la congiuntura negativa dovuta alle difficoltà della supply chain della componentistica unite alle incertezze normative e burocratiche
di Alessandro Marangoni*
Il comparto delle rinnovabili italiane conferma il suo momento di difficoltà sui mercati finanziari, con l’indice Irex che a marzo chiude in calo per il terzo mese consecutivo. L’indice, che misura l’andamento delle small mid cap pure renewable quotate in Borsa Italiana, ha concluso lo scorso mese a 22.492 punti, il 12,3% in meno rispetto a febbraio. Questa è la terza chiusura mensile in territorio negativo dopo il -12,9% e il -2,2% fatti registrare nei primi due mesi dell’anno. Le migliori performance sono state di Seri Industrial (+5,3%), Comal (+5,1%) e Algowatt (+4%) mentre Alerion (-13,6%), Ecosuntek (-12,7%) ed Esi (-6,9%) sono risultate in calo. Il mercato pare aver premiato Seri Industrial che ha presentato i risultati 2023 e che, nonostante la perdita a livello di gruppo, ha aumentato la marginalità e ridotto l’indebitamento. Positivi sono, invece, i conti di Comal che si è anche aggiudicata un contratto da 1,3 milioni di euro per la fornitura di tracker fotovoltaici ad un operatore italiano mentre Algowatt recupera parzialmente la perdita dello scorso mese anche grazie all’accettazione da parte del Tribunale di Milano della proroga di 60 giorni per il deposito della richiesta di concordato preventivo/accordo di ristrutturazione del debito.
Le performance peggiori di marzo spettano invece ad Alerion, penalizzata per risultati 2023 sotto le attese, ed Ecosuntek, per la quale il mercato non pare avere apprezzato l’aumento di capitale da parte dei soci di minoranza della sua controllata Eco Trade. I risultati di esercizio penalizzano anche Esi che, nonostante l’aumento del portafoglio ordini, ha chiuso il 2023 con un EBITDA negativo e un aumento della perdita rispetto all’anno precedente.
Di contro, sono ottimi i risultati delle principali borse europee che chiudono marzo tutte in segno positivo. Madrid è la migliore dopo i risultati negativi di gennaio e febbraio facendo registrare un +10,7%, seguita da Milano (+6,5%), Francoforte (+4,6%) e Parigi (+3,5%). Un po’ più basso ma ampiamente positivo (+4,2%) il Ftse Italia Energia che misura le performance del settore energetico italiano. Bene anche i mercati petroliferi, con il Brent che guadagna il 4,6% portandosi a $ 87,5 e il WTI che chiude a $ 83,5 (+6,7%). Positiva anche la crescita di gas ed elettricità che invertono la tendenza ribassista degli ultimi mesi: il TTF olandese ha chiuso marzo a 27,51 €/MWh (+10,6%) mentre il PUN è cresciuto dell’1,4% a 88,86 €/MWh. Questa è la prima volta che il prezzo elettrico italiano cresce (seppur di poco) da ottobre 2023.
Il settore delle rinnovabili italiane non riesce a scrollarsi di dosso la congiuntura negativa dovuta alle difficoltà della supply chain della componentistica unite alle incertezze normative e burocratiche che si trascinano da tempo. Il commercio globale dei beni, dopo il calo del 2023, è atteso in ripresa quest’anno (+3% in termini di volumi secondo il Global Economic Outlook di Allianz) ma rimane comunque significativamente più basso del valore medio 2000-2019 (+5,1%), a causa del perdurare delle tensioni geopolitiche (e delle misure protezionistiche.
Il comparto è poi in attesa di interventi normativi importanti che però sono ancora in fase di definizione e non sembrano essere pronti in tempi brevi. Il decreto sulle semplificazioni delle rinnovabili (previsto dalla legge sulla concorrenza del 2022) è in fase iniziale di stesura, come dichiarato in audizione dalla viceministra Vannia Gava. Il decreto FER2, che serve a incentivare tecnologie non ancora mature, è in attesa del parere della Commissione Europea di compatibilità con la disciplina in materia di aiuti di Stato. Il decreto sulle cosiddette Aree Idonee, che dovrebbe accelerare l’autorizzazione ed installazione degli impianti rinnovabili, è all’esame della Conferenza unificata per un accordo tra Stato e Regioni sulla sua effettiva adozione, così come è all’esame della Conferenza il decreto che prevede una piattaforma digitale unica nazionale per le richieste di autorizzazione e la predisposizione di modelli unici di presentazione delle domande.
Il decreto Ferx per le rinnovabili più competitive dovrà anch’esso essere inviato a Bruxelles ma la bozza di testo circolata lo scorso mese ha scatenato reazioni contrastanti. Infatti, se da un lato è stato accolto con favore come misura necessaria per cogliere gli obiettivi al 2030, dall’altro è stato paventato il rischio che possa frenare il mercato dei Ppa. Da più parti, inoltre, è stato rimarcato come il provvedimento sia urgente perché allo stato attuale ogni altro tipo di affiancamento è praticamente assente. Anche il decreto macse sugli stoccaggi elettrici è attualmente fermo anche se Terna ha dichiarato che le relative aste partiranno entro il primo trimestre 2025.
Il momento difficile delle rinnovabili si inserisce comunque in una congiuntura economica che, nel complesso, mostra una stabilità nella crescita delle economie avanzate e una leggera discesa delle economie emergenti, soprattutto Cina. Stati Uniti ed Eurozona confermano il diverso andamento per il 2024, con i primi attesi crescere del 2,4% mentre la seconda solo dello 0,7%. Tale tendenza divergente dovrebbe però restringersi a partire dal secondo semestre di quest’anno, con una maggiore crescita del vecchio continente trainata da migliori aspettative di consumi interni ed esportazioni. Le due sponde dell’Atlantico dovrebbero avere un tasso di crescita simile nel 2025 (USA: +1,7%, Eurozona: +1,5%) ma rimane l’incognita dell’inflazione il cui percorso di riduzione non sta procedendo secondo le attese (a marzo, l’inflazione europea si è ridotta di 0,2 punti base mentre quella americana è addirittura aumentata). Questo porta a raffreddare le ipotesi di un taglio dei tassi da parte della Fed e della BCE o perlomeno a spostarle più avanti, nella seconda metà del 2024. Chissà se, per allora, qualcuno dei provvedimenti tanto attesi ricordati sopra potrà finalmente vedere la luce?
*Alessandro Marangoni è amministratore delegato di Althesys, la società di consulenza che cura l’indice Irex