Rinnovabili, a rischio 6mila posti di lavoro. Dimezzato in due anni il fatturato
Soffocate dalla crisi, le aziende diversificano le attività puntando su biomasse, biogas, solare termodinamico e manutenzione
Sono oltre 6mila i posti di lavoro a rischio tra ingegneri e tecnici, spesso giovanissimi, nel settore delle rinnovabili. Il nuovo taglio degli incentivi avrebbe fatto calare il fatturato di settore 2012 a 11 miliardi di euro, contro i 21 miliardi del 2010. Piccole imprese stanno chiudendo i battenti, tagliando i costi e il personale, colpite da fatturati in sofferenza, ridotti anche dell'80-90% rispetto alle previsioni fatte in primavera. Mentre si esaurisce la spinta degli incentivi del 4° Conto energia, l'Italia può “vantare” la costruzione di oltre 450mila impianti per una potenza totale di 16,6 GW, dati che fanno del nostro il secondo paese al mondo per potenza installata nel fotovoltaico.
Ora, però, le imprese richiedono a gran voce una liberalizzazione del mercato elettrico per agevolare la vendita diretta di energia prodotta dagli impianti fotovoltaici a privati e aziende in prossimità degli impianti stessi ma anche per favorire l'autoconsumo.
Fra le aree più colpite situazione particolarmente difficile in Veneto, dove in questi giorni è stata aperta la procedura di mobilità per un centinaio di dipendenti della Helios Technology di Carmignano del Brenta e della Ecoware di Padova. In difficoltà, anche la XGroup di San Pietro Viminario. Dalla cassa integrazione sono passati pure 80 dipendenti della sede italiana della tedesca Solon sempre a Carmignano. Dalla fine dell'estate sono in cassa integrazione 220 dipendenti della Solsonica (EEMS) di Rieti. La Solarday di Mezzago è in liquidazione e la controllante Mx Group di Villasanta dopo una cura dimagrante del personale punta all'estero.
Secondo un'analisi di At Kearney, lo scorso settembre è stato forse il mese peggiore nella storia del comparto, composto da un migliaio di aziende e 20mila addetti diretti che arrivano quasi a 100mila con l'indotto. La fuga dall'Italia verso quei Paesi che hanno varato robusti programmi statali di incentivi è la soluzione scelta dalla maggior parte delle piccole imprese soffocate dalla crisi. Altre aziende stanno diversificando le attività puntando su biomasse, biogas, solare termodinamico e manutenzione dei grandi campi fotovoltaici.
Infatti, l'attuale ingente parco fotovoltaico, pari ad alcune decine di miliardi di euro di investimenti, avrà una durata variabile dai 10 ai 30 anni. “Ciò significa che, specie per gli impianti più grandi - spiega Giuseppe Moro, presidente della romana Convert Italia, da 30 anni nel settore dell'energia - la priorità è mantenere negli anni l'efficienza e di conseguenza la resa energetica perché altrimenti non sarebbero più redditizi per i proprietari, spesso fondi d'investimento e società finanziarie".
Gli addetti del settore ricordano poi che il comparto solo nel 2011 ha generato 39 miliardi di euro di pil e 40 miliardi di investimenti superando di gran lunga i 4 miliardi circa di incentivi al fotovoltaico.