Il sì alle rinnovabili. A San Donà un progetto per una nuova centrale di biogas senza odori
La proposta dell’impianto giunta sul tavolo del sindaco prevede che sia alimentato con i residui vegetali e in parte dai liquami animali
A San Donà di Piave, comune a quaranta chilometri da Venezia, potrebbe arrivare presto una centrale a biogas con prodotti di scarto da lavorazioni agricole e priva di odori e in grado di riscaldare un quarto delle famiglie della zona.
La proposta – leggiamo su Il Gazzettino - giunta al sindaco arriva da una grande azienda agricola con sede tra San Donà e Ceggia che ha presentato il progetto per avviare la produzione di biometano che si ottiene con i residui vegetali e in parte dai liquami animali, tra cui pollina, il concime organico fermentato ottenuto delle deiezioni delle galline. Il piano attualmente è al vaglio della Regione, oltre che essere stato presentato al sindaco.
La centrale – ha spiega il sindaco Alberto Teso - permetterebbe di riscaldare migliaia di abitazioni, con metano prodotto da scarti di lavorazioni agricole tra cui frumento e granturco che finora vengono inviati a bruciare a Marghera. In minore parte si tratta di riciclare liquami che arrivano dagli allevamenti, che verrebbero ripuliti e riutilizzati in una centrale di compostaggio.
La questione odori
In merito alla questione che una centrale di biogas produce cattivi odori nella zona, il primo cittadino ricorda che «si tratta di impianto di ultima generazione che non produce cattivi odori - precisa Teso - sono poche in Italia le centrali realizzate con questi criteri, mi hanno invitato a visitare una struttura analoga esistente a Novellara (Reggio Emilia). L'autorizzazione unica per realizzare l'impianto spetta alla Regione, e serviranno alcuni mesi. Si tratterebbe di un grande impianto, siamo ancora al primo step, potrebbe essere pronto nel 2025 e intendo agevolarne la costruzione. Riscaldare tante case con prodotti di scarto significherebbe che non serve più far arrivare il metano dall'estero, e nel contempo riciclare prodotti che sarebbero stati bruciati o in parte sui campi”.