Solarexpo 2013 – Aperta la nuova fase del fotovoltaico senza incentivi
Con la fine dei sostegni e più in generale con la “scrematura” di mercato, alla principale manifestazione italiana del solare sempre meno pannelli e sempre più tecnologie smart
Oltre 31mila visitatori provenienti da 83 paesi hanno visitato i padiglioni della fiera e partecipato ai 60 convegni in programma. Con questi numeri si è chiusa la prima edizione di the Innovation Cloud, la fiera delle rinnovabili che si è tenuta a Milano-Rho dall’8 al 10 maggio (innovationcloud-expo.com).
“Nonostante il quadro macroeconomico del paese sia ancora molto severo e perdurino molte incertezze normative - ha detto Luca Zingale, fondatore e direttore scientifico del salone - il pessimismo è chiaramente finito”.
La manifestazione ospitata nella nuova sede di Rho è stata molto diversa dai fasti veronesi, a testimonianza del fatto che si è aperta una nuova fase per il mercato del solare, non più solo fotovoltaico. La fine degli incentivi (prevista entro l’estate) e più in generale la “scrematura” di mercato hanno fatto di Solarexpo-Innovation Cloud un evento con sempre meno pannelli e prodotti affini e sempre più tecnologie di controllo e di manutenzione collegata con applicazione per abitazioni smart: illuminazione, riscaldamento e domotica s’intrecciano con le rinnovabili in un approccio più ibrido, dove si aprono spazi soprattutto per il solare termico (anche se la sua presenza è apparsa ancora molto timida) e dove si avverte l’urgenza di una rete intelligente con nuovi sistemi di accumulo di energia, anch’essi protagonisti di questa nuova fase.
Due dati su tutto: primo, le aziende presenti erano meno della metà dell’anno scorso e non per la scarsa credibilità del nuovo contenitore, ma perché nel frattempo lo scenario è cambiato. Chi era presente in fiera ha superato la prima devastante tempesta della competizione e può forse guardare al futuro con un po’ di ottimismo.
Secondo, sono quasi completamente scomparsi gli stand degli operatori cinesi, ma le loro tecnologie erano ovunque dai loro clienti europei (e molti di questi hanno alzato la voce sulla delicata faccenda dei dazi, creando anche scontri tra imprese e associazioni di casa nostra), a riprova del fatto che la faccia globale del business non dà punti fermi in materia di identità nazionali.
Bruxelles e Pechino dovranno, con tutta probabilità, convocare presto le rispettive diplomazie per decidere il futuro industriale del settore in Europa. Ma la strada è comunque stretta, perché i dazi, aumentando i prezzi, metterebbero a dura prova anche i distributori locali e di conseguenza la forza lavoro. Scenario non scongiurato, però, nemmeno dall’eventuale chiusura dei nostri produttori di pannelli.