Studio. Con nuovi impianti di pompaggio si attiverebbero 31 miliardi nell’economia
Incremento FER e dismissione di capacità di generazione termoelettrica a carbone: le due dinamiche chiave che accrescono l’importanza dei sistemi di accumulo, di cui i pompaggi idroelettrici rappresentano una risorsa strategica
Per favorire e ottimizzare la penetrazione delle rinnovabili al 2030 sono previsti 8,9 GW di nuovi sistemi di accumulo utility-scale, in cui rientrano anche i pompaggi idroelettrici che rappresentano, ad oggi, la tecnologia di accumulo più matura e una risorsa strategica per il sistema elettrico. La realizzazione di nuovi impianti di pompaggio è in grado di generare ricadute economiche significative: a fronte di 10,5 miliardi di euro necessari come investimento iniziale, nell’ipotesi di sviluppare metà della nuova capacità utility-scale con pompaggi idroelettrici, si attiverebbero circa 31 miliardi di euro nell’economia. È quanto contenuto nel Rapporto “Il ruolo strategico dei pompaggi idroelettrici nella transizione energetica” - realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Edison.
Una risorsa strategica
Coerentemente con lo sviluppo delle FER è infatti prevista, da qui al 2030, la progressiva dismissione di capacità di generazione termoelettrica, riducendo ulteriormente l’apporto di risorse programmabili. In particolare, l’Italia ha previsto un completo phase-out dalla generazione da carbone entro il 2025 (sono circa i 6 GW al 2023). Queste due dinamiche, lette congiuntamente, accrescono l’importanza dei sistemi di accumulo, che sono in grado di garantire adeguatezza e sicurezza al sistema elettrico del Paese. All’interno dei sistemi di accumulo, i pompaggi idroelettrici rappresentano una risorsa strategica, grazie – in particolare - alla capacità di gestire una risorsa scarsa come l’acqua, ad una bassa dipendenza da materie prime critiche e alla presenza di una filiera industriale nel settore idroelettrico che vede l’Italia tra le prime a livello mondiale. In particolare, per favorire la penetrazione delle FER, è prevista l’installazione di nuovi sistemi di accumulo per 15 GW entro il 2030. Il documento programmatico, redatto da Terna e Snam nell’estate 2022, prevede che di questa capacità complessiva 8,9 GW siano legati a nuovi impianti utility-scale, in cui rientrano a pieno titolo i pompaggi idroelettrici.
Una leva fondamentale
La realizzazione di nuovi impianti di pompaggio è, pertanto, una leva fondamentale per facilitare la penetrazione delle fonti di energia rinnovabile intermittenti, ma soprattutto genera ricadute economiche significative: nell’ipotesi di sviluppare metà della nuova capacità utility-scale con pompaggi idroelettrici (pari a +4,5 GW di potenza installata), l’investimento iniziale necessario per la realizzazione di nuovi impianti risulta pari a 10,5 mld di Euro, in grado di attivare circa 31 miliardi di euro nella filiera economica dell’impiantistica e dei cantieri per questo tipo di infrastrutture, con un effetto moltiplicatore pari 2,96.
Alla luce delle caratteristiche distintive dei pompaggi idroelettrici per il sistema elettrico e delle ricadute positive per il Paese è quindi opportuno valorizzare appieno questa tecnologia, che ad oggi risente ancora di un’elevata incertezza sui ricavi attesi derivanti dalla realizzazione e gestione di nuovi impianti, in primis a causa della diminuzione del differenziale di prezzo tra ore di picco e fuori picco, che non consente di coprire i costi variabili. Muovendo da queste considerazioni, in UE – e anche in Italia – è stato definito un nuovo modello di approvvigionamento e gestione degli accumuli che garantisca una maggiore certezza per il realizzatore di sistemi di accumulo senza, però, che ciò preveda spazio per ulteriori margini di ottimizzazione da parte del mercato.
I commenti
“I pompaggi idroelettrici sono una risorsa strategica per il Paese al fine di rendere il sistema elettrico nazionale più sicuro, resiliente e sostenibile, facilitando la penetrazione delle energie rinnovabili ed il raggiungimento degli obiettivi nazionali di decarbonizzazione. Per questo motivo abbiamo ritenuto indispensabile inserire nel nostro piano di sviluppo delle fonti green, che prevede di portare la capacità rinnovabile del Gruppo da 2 GW a 6 GW al 2030, una quota di nuova capacità di pompaggio idroelettrico, pari ad almeno 600 MW nell’arco di piano, dislocata nel Sud Italia”, dice Marco Stangalino, Executive Vice-President di Edison e Direttore Power Asset. “La definizione di un nuovo quadro regolatorio avrebbe l’effetto di sbloccare investimenti, in particolare nel Mezzogiorno vicino ai centri di produzione rinnovabile, che sono necessari al raggiungimento dei target europei di decarbonizzazione e di cui beneficerebbe una filiera che è interamente italiana”.
“L’attuale crisi energetica ci pone di fronte a un bivio: accrescere gli investimenti nelle risorse strategiche presenti sul nostro territorio o continuare a essere esposti agli shock esogeni che impattano sul mercato dell’energia”, rileva Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Scenari e Intelligence di The European House -Ambrosetti. “Gli impianti di accumulo, ed i pompaggi idroelettrici in particolare, hanno un ruolo cruciale per il processo di decarbonizzazione e rappresentano degli asset distintivi, grazie alla capacità di gestire una risorsa scarsa come l’acqua, ad una bassa dipendenza da materie prime critiche e alla presenza di una filiera industriale italiana. Per cogliere a pieno i benefici e dispiegare tutto il potenziale associato a questa tecnologia, è però necessario garantire un quadro regolatorio che minimizzi il costo per il consumatore finale e incentivi ad una gestione più efficiente”.