Studio Oir, le rinnovabili crescono ancora, specie nei Paesi emergenti
Le banche avranno sempre più difficoltà nell'erogare risorse, ma crescerà il ruolo dei finanziatori non convenzionali e delle banche di sviluppo.
Il mondo delle rinnovabili continuerà a crescere in futuro a un ritmo di almeno 200 miliardi di dollari all'anno, ma saranno i Paesi emergenti ad avere il ruolo più importante. Per quanto riguarda i finanziamenti, le banche avranno sempre più difficoltà nell'erogarli, ma crescerà il ruolo dei finanziatori non convenzionali e delle banche di sviluppo. È quanto emerge dal rapporto presentato nel convegno annuale dell’OIR - Osservatorio Internazionale sull’Industria e la Finanza delle Rinnovabili che si è tenuto presso il Centro Congressi Fondazione Cariplo a Milano. Il 2013 è stato un anno record per le rinnovabili nel mondo superati 1.500 GW di capacità installata e investiti oltre 200 miliardi di $, ma record storici sono stati segnati sia per il fotovoltaico (+37 GW) sia per l’idroelettrico (+40 GW).
Andrea Gilardoni, docente di Management alla Bocconi e Presidente dell’OIR, ha detto nel corso dell’incontro, che “sulle rinnovabili il governo ha una visione miope, che non coglie le potenzialità mondiali del settore e il ruolo che le imprese italiane anche piccole e medie, e non solo Enel Green Power, potrebbero giocare”. “Insomma - prosegue Gilardoni commentando i numeri del rapporto -, a livello globale la domanda per le rinnovabili continua a crescere così come la liquidità alla ricerca dei migliori investimenti. Stiamo parlando di soggetti, quali fondi pensione o società di assicurazione, che hanno soldi 'veri' da investire e che richiedono rendimenti limitati ma stabili, a basso rischio e di lungo periodo. Tali operatori stanno guardando con crescente interesse proprio alle rinnovabili, ove l’Italia ha acquisito una posizione rilevante a livello globale. Con riforme del quadro legislativo e regolatorio, riforme a costo zero, è possibile attrarre grandi quantità di liquidità per investimenti produttivi”. “La politica del governo italiano - continua Gilardoni - sul tema è inadeguata. Una visione di corto raggio che sembra frutto più di logiche 'vendicative' nei confronti di chi ha avuto sostegni eccessivi. Una visione industriale deve invece riconoscere che la domanda mondiale è in crescita e che anche in Italia ci sono spazi di sviluppo. Anche se spendendo di gran lunga troppo, abbiamo sviluppato nel Paese competenze che si possono affermare, e che si stanno affermando, nel mondo".
Considerato questo, secondo Gilardoni “il Governo dovrebbe semmai sostenere le attività industriali dedite all’export e anche i processi di innovazione tecnologica, oltre a riconoscere che il settore è troppo frammentato e favorire un processo di aggregazione. E la politica che emerge dal Decreto Spalma Incentivi non ha nulla di tutto ciò, anzi, può generare una serie di controreazioni molto negative per il settore e per il Paese”.