Studio, il prezzo basso del petrolio non fermerà la corsa del fotovoltaico
Frost & Sullivan pubblica il suo nuovo rapporto annuale sulle prospettive del settore dell’energia a livello globale. Su tutti emerge la tecnologia fotovoltaica
Il calo globale dei prezzi del petrolio (il Brent è sceso dai 100 dollari al barile dell’agosto 2014 fino ai 58 dollari al barile questo mese) è il tema del momento nel settore dell’energia elettrica. Chiaramente ciò ha un impatto sui prezzi del petrolio e sui costi manifatturieri, ma avrà anche implicazioni per il settore della produzione di energia – carbone, gas, nucleare, idroelettrico, eolico, solare, bioenergia, modernizzazione della rete, stoccaggio di energia e microgrid.
La produzione convenzionale di energia elettrica continuerà a dominare la capacità installata a livello globale, sebbene, rispetto a 4-5 anni fa, si preveda che gli investimenti nel gas e nelle energie rinnovabili aumenteranno con un tasso maggiore, a scapito di carbone e nucleare. Nel suo ultimo studio, intitolato “Annual Global Power and Energy Outlook”, Frost & Sullivan prevede che gli investimenti nelle energie rinnovabili si manterranno su livelli alti e il petrolio difficilmente tornerà alla ribalta per la generazione di energia elettrica.
Un futuro roseo per il fotovoltaico - Jonathan Robinson, consulente senior di Frost & Sullivan, commenta: “Poiché oggi il petrolio è utilizzato per produrre solo il 5% dell’elettricità a livello globale, e in molti paesi la quota scende all’1% o meno, non è più considerato un’opzione valida per la produzione di energia elettrica.” Per contro, il fotovoltaico solare è attualmente considerato la più interessante tra le tecnologie rinnovabili. Frost & Sullivan prevede che la capacità globale del fotovoltaico solare, pari a 93 gigawatt (GW) nel 2012, aumenterà fino a raggiungere 446 GW nel 2020, e che Cina, India e Nord America registreranno i tassi di crescita più elevati. Persino l’Europa, leader globale del fotovoltaico solare, vedrà raddoppiare la sua capacità entro il 2020, nonostante le riduzioni degli incentivi durante la crisi economica.
Tuttavia, gli incentivi stanno diventando sempre meno importanti per una serie di mercati chiave per le energie rinnovabili. Per esempio, il fotovoltaico solare commerciale nel Nord America sta diventando sempre più competitivo rispetto alla produzione centralizzata, nonostante la riduzione delle tariffe incentivanti. L’eolico offshore, d’altro canto, è ancora lontano dall’essere un’opzione percorribile senza incentivi. Molti Stati degli Usa e molti paesi europei hanno obiettivi legalmente vincolanti per le energie rinnovabili, e sono sotto pressione per cercare di soddisfarli, fatto che sostiene la crescita delle energie rinnovabili.
Il peso dei carburanti tradizionali - Ciò nonostante, i carburanti convenzionali manterranno una posizione dominante a livello globale, poiché le economie in via di sviluppo in Africa e Asia continuano a fare affidamento sul carbone come elemento chiave per la produzione di energia elettrica. La Cina, che detiene il 45% della capacità di carbone a livello globale, continuerà a costruire impianti, sebbene la crescente preoccupazione dell’opinione pubblica riguardo ai livelli di inquinamento si tradurrà nel fatto che gli investimenti si sposteranno verso l’est della Cina e saranno inferiori ai livelli del decennio precedente. La Cina continuerà invece, a investire sia nelle energie rinnovabili sia nell’energia nucleare “carbon-free” (senza emissioni di carbonio).
“Il prezzo inferiore del petrolio potrebbe dare slancio all’utilizzo del gas naturale nella produzione di energia, poiché il calo dei prezzi spot lo rende più conveniente - osserva Robinson. - In Europa dal 2012 sono stati chiusi impianti di produzione alimentati a gas per 30 GW di capacità, ma i prezzi inferiori del gas e alcuni programmi di sostegno governativi dovrebbero evitare la chiusura di altri impianti.”
Shale gas a rischio con prezzo del petrolio “basso” - Il gas di scisto continua ad avere un futuro a lungo termine, ma le nuove esplorazioni cesseranno nella maggior parte dei mercati, con il prezzo del petrolio a quota 50 dollari al barile o inferiore. L’eccezione potrebbe essere la Cina, dove il governo continuerà a investire per ragioni strategiche a lungo termine. È improbabile che il gas di scisto abbia un ruolo importante nella fornitura di gas a livello globale prima della metà degli anni 2020, a causa di diverse sfide tecniche, politiche e ambientali, ma la crescita negli Stati Uniti è stata sufficiente a scuotere il mercato negli ultimi cinque anni.
“Un paese che sta già soffrendo a causa del prezzo inferiore del petrolio è la Russia, - aggiunge Robinson. - Ciò significherà una riduzione degli investimenti in nuova capacità di produzione di energia elettrica, poiché alle entità statali mancano i fondi necessari e gli investitori privati sono sfiduciati di fronte alla crisi economica.”