Caos ogm: per i giudici europei l’Italia non può opporsi alle coltivazioni
È guerra di normative. La Corte di giustizia Ue ha dato ragione alla multinazionale Pioneer Hi-Bred nel procedimento contro il ministero dell’Agricoltura, che le aveva negato l’autorizzazione a coltivare il mais transgenico Mon 810. La Coldiretti: la sentenza del Lussemburgo “non cambia niente”
Non c’è pace per la legislazione relativa agli ogm: se la coltivazione di una pianta geneticamente modificata è già stata autorizzata dall’Unione europea, uno stato membro non può bloccarla. Nemmeno all’interno dei suoi confini.
È quanto ha stabilito la nuova sentenza emessa dalla Corte di giustizia europea il 6 settembre a favore della filiale italiana della multinazionale Pioneer Hi-Bred, che ha intentato un procedimento legale contro il ministero dell’Agricoltura dopo che quest’ultimo le aveva negato l’autorizzazione alla coltivazione della varietà di mais transgenico Mon 810.
Secondo i giudici del Lussemburgo, l’assenza di leggi regionali che regolino la coesistenza di varietà non geneticamente modificate e ogm, motivo della mancata autorizzazione alla semina del mais della Pioneer Hi-Bred, non è un motivo sufficiente per non attenersi alle disposizioni Ue. Questo significa, come scrive agenziaradicale.com, che l’Italia “non può bloccare la coltivazione di piante ogm ammesse in tutta Europa per una sua lacuna legislativa”.
Di diverso avviso è la Coldiretti: “La sentenza della Corte di giustizia non cambia niente per l’Italia, dove lo stop agli ogm nei campi è stato deciso non in via generale, ma in forza di un provvedimento interministeriale che è intervenuto su un caso concreto proprio sulla base della disciplina europea, che assegna allo stato l’accertamento circa la pericolosità della coltivazione geneticamente modificata nei confronti delle altre colture tradizionali confinanti”, leggiamo in una nota dei coltivatori. Insomma, si profilano ricorsi e nuove battaglie. In generale, aggiunge ancora la confederazione, il 71% degli italiani ritiene il cibo biotech meno salutare (dati indagine Coldiretti/Swg).
Va ricordato, infine, che la sentenza non apre le porte del nostro paese ai campi transgenici: l’ultima pronuncia spetta infatti al Consiglio di stato.