Chimica verde, inaugurato a Porto Torres il primo impianto Matrìca
Lo stabilimento Versalis (Eni)-Novamont trasformerà oli vegetali in monomeri e intermedi, materie prime per la successiva produzione di bioprodotti più complessi. Fino ad oggi la joint venture ha investito 180 milioni di euro
Sarà alimentato con olio di girasole portato via nave da cooperative francesi, in attesa di essere sostituito da olio derivato dai cardi, l'impianto di chimica verde di Matrica, joint venture Versalis-Novamont inaugurato a Porto Torres (Sassari) nell'area dell'ex petrolchimico. Lo stabilimento, realizzato in 22 mesi, “con tempi asiatici, ma nel rispetto di standard italiani ed europei”, come sottolineato dal presidente di Matrica Daniele Ferrari - trasformerà oli vegetali in monomeri e intermedi, materie prime per la successiva produzione di bioprodotti più complessi. Fino ad oggi la joint venture ha investito 180 milioni di euro e punta a produrre, a regime, circa 70mila tonnellate di bioprodotti l'anno. Per ora le materie prime che usciranno dall'impianto di Porto Torres saranno utilizzate per produrre bioplastiche nello stabilimento Novamont di Terni.
Nelle attività di cantiere sono stati impiegati mediamente circa 400 lavoratori di 36 imprese dell'indotto, con picchi di oltre 700. Matrica impiega 130 dipendenti, che dovrebbero diventare 145 entro fine anno, dei quali una ventina sono impegnati nel centro di ricerca avviato nel 2012, con un laboratorio di analisi e sette impianti pilota, che si estende su un'area di oltre 3.500 metri quadri. Sostenibilità, innovazione e ricerca sono i punti cardine del progetto, “con radici nel territorio della Sardegna e testa nel mondo” illustrato nei dettagli dall'ad Katia Bastioli, in particolare agli assessori regionali all'Industria, Maria Grazie Piras, e all'Ambiente, Donatella Spano, e al presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau. Matrica si propone di usare al più presto, come materia prima la sua produzione iniziale, olio proveniente dalla particolare varietà di cardo locale fornita da coltivatori del posto, che cresce su circa 400 ettari nelle campagne attorno a Porto Torres e, in parte, più esattamente per 25 ettari, all'interno del perimetro dell'ex petrolchimico. In futuro potrebbero essere impiegate altre arido-colture oleaginose, come il cartamo.
“Non siamo andati via, non abbiamo lasciato la Sardegna: con Matrica abbiamo, invece, raccolto una sfida importante, lungimirante”, ha precisato Ferrari (ad Versalis, gruppo Eni, e presidente Matrica). “Stiamo creando una solida piattaforma tecnologica, capace di catalizzare nuove progetti in un'ottica di sostenibilità a lungo termine e di integrazione con il territorio”. “La vera sfida è collegare la produzione con materie prime del territorio”, ha sottolineato Bastioli, spiegando che gli impianti Matrica puntano a utilizzare oli e zuccheri (provenienti da alghe, oli usati, oleaginose come cardo e cartamo e carboidrati di scarto) per produrre la materia prima alla base delle bioplastiche. “Se sapremo creare una filiera intelligente che rispetti la biodiversità nell'uso delle materie prime, faremo grandi cose”. A ottobre a Porto Torres dovrebbe partire un secondo impianto in grado di produrre un precursore di oli lubrificanti biodegradabili. I plastificanti che Matrica punta a produrre si propongono come alternativa atossica, ecosostenibile e performante a quelli tradizionali, i discussi ftalati.
“Perderemmo un'occasione se pensassimo di fermarci in Sardegna o a questo impianto”, ha evidenziato il ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti, “che oggi dimostra come sia possibile che attraverso ambiente e agricoltura si possa fare buona economica. È un momento in cui cominciamo ad affermare un principio importante: l'ambiente non è nemico dell'industria e dell'occupazione, ma partner indispensabile per creare sviluppo. Questa è un'inversione culturale che deve investire i livelli locali, il mio ministero e anche la cultura imprenditoriale”. “La bioraffineria di Porto Torres, insieme a quella di Crescentino, in provincia di Vercelli, può segnare l'inizio di una nuova pagina della chimica italiana fondata sull'innovazione, sulla ricerca e sull'integrazione nei territori. È uno straordinario risultato, che deve essere accompagnato da politiche nazionali e locali a sostegno di questo nuovo modo di fare manifattura, finora inadeguate, ma anche dalla costruzione di una filiera di approvvigionamento tutta locale e dal completamento del risanamento ambientale di tutto il resto del sito di interesse nazionale di Porto Torres, ancora oggi al palo”.
Lo si apprende in una nota congiunta di Kyoto Club e Legambiente.