L’idrogeno non decolla. In Europa la produzione è del 50% sotto il target
E in Italia manca una strategia nazionale. I risultati dello studio di Agici presentati a Milano
Una delle principali alternative alle fonti fossili, l’idrogeno, è in uno stato dormiente. Gli operatori stanno facendo la loro parte a livello internazionale, ma al 2030 i primi sette Paesi Ue per capacità produttiva prevista non raggiungeranno nemmeno il 50% del target RepowerEU, pari a 10 Mton di produzione (a cui si aggiungono 10 Mton di importazione). Questi sono alcuni dei risultati dell’Osservatorio sul mercato internazionale dell’idrogeno, presentati a Milano al convegno “Il futuro dell’idrogeno: dalle strategie nazionali al mercato globale” organizzato da Agici (società di ricerca e consulenza specializzata nel settore delle utility).
Il quadro internazionale
Sul fronte internazionale, lo studio ha preso in analisi oltre 1.900 iniziative sull’idrogeno, focalizzate sulle diverse fasi di produzione, trasporto e stoccaggio, evidenziando che solo 510 progetti, pari al 27% del totale, risultano in uno stato avanzato. Un quadro globale in cui l’Europa detiene il primo posto con 208 progetti avanzati. A lasciar trapelare la difficoltà del mercato è proprio il contributo che i primi sette Paesi UE per capacità di elettrolisi potranno fornire al 2030, con una produzione stimata pari a 4,8 Mton, meno del 50% del target di produzione interna. Tra l’altro, ad oggi i progetti in uno stadio avanzato consentirebbero di raggiungere solo il 10% di questo potenziale.
I progetti per la produzione di idrogeno rinnovabile sono caratterizzati da un’elevata incidenza dei costi operativi. Per questo motivo, spiegano gli esperti, i meccanismi di incentivazione giocano un ruolo essenziale: l’analisi di Agici a livello europeo ha individuato sette strumenti di questo tipo, per una dotazione complessiva di 12,9 miliardi di euro.
Italia, risorse approvate per 2 miliardi
Anche in Italia il mercato dell’idrogeno stenta a decollare, nonostante enti e operatori nazionali abbiano partecipato a oltre settanta progetti per la promozione finanziati da fondi strutturali Ue 2021-2027, a cui si aggiungono 15 iniziative Ipcei (Importanti progetti di interesse comune europeo) per la filiera dell’idrogeno. Ad oggi, il principale strumento di finanziamento per i progetti nazionali è il Pnrr, che conta sei linee d’investimento per l’idrogeno, per un totale di 2,9 miliardi di euro. Tra questi, le risorse già approvate ammontano a circa 2 miliardi di euro, di cui la parte più ingente è destinata al Nord Italia, con 693 milioni di euro stanziati e 68 progetti avviati. Segue il Sud, con 506 milioni di euro e 56 progetti, e infine il Centro, che racchiude venti progetti per una cifra di 118 milioni di euro. La restante parte si riferisce a progetti non ancora identificati sul territorio nazionale.
In Italia, le criticità segnalate sono molteplici, di natura tecnica, normativa ed economica. Tra queste la mancanza di una strategia nazionale ufficiale. Non solo: sul fronte dei finanziamenti Pnrr ci sono stringenti scadenze fissate al 2026, e le difficoltà ad avviare i progetti rischia di farci perdere queste risorse.