Ricerca, il “topo della discarica” farà capire la relazione tra ormoni e ambiente contaminato
Uno studio dell’Università del Sannio indaga la relazione tra agenti tossici e alterazioni ormonali nei topi di laboratorio cui è stata somministrata acqua delle falde vicine alla discarica
Sarà un ‘topo della discarica’ ad aiutare la medicina del futuro. Perché quell'animale, da sempre associato allo sporco e alle condizioni di scarsa igiene, è la chiave per studiare gli effetti degli agenti contaminanti presenti nell'ambiente che ci circonda. Così, facendo bere al topo l'acqua che scorre nelle falde intorno a una discarica, si arriverà a capire la relazione tra l'alterazione di un ormone, come quelli tiroidei o sessuali, e il cocktail di agenti tossici presenti nell'ambiente circostante.
Nel centro di ricerca Biogem di Ariano Irpino lo studio è condotto dalla biologa Concetta Ambrosino, ricercatrice dell'Università del Sannio. Assieme al suo team, la studiosa vuole individuare marcatori - geni e proteine - la cui espressione è alterata negli animali di laboratorio a causa di agenti contaminanti. Gli studi finora condotti ''sono di natura epidemiologica - ha spiegato la biologa in un’intervista all'Adnkronos - e ciò vuol dire che sono retrospettivi sull'uomo. Non si ha possibilità di modulare lo studio. Prendi i dati, conti quanti malati ci sono. Ma non puoi dire quale sia la causa”.
Lo studio della biologa Ambrosino nasce ''dalla preoccupazione di quali possano essere gli effetti che l'ambiente contaminato può avere su di noi. Questi effetti sono ancora più preoccupanti quando riguardano generazioni future”. Dove ''future è in senso anche lato, in quanto – precisa la ricercatrice - questi contaminati hanno un ruolo diretto nella riduzione della capacità riproduttiva e nelle malattie infettive”.
Quello che va maggiormente considerato, continua Ambrosino, è il cocktail di sostanze tossiche. “Dire che l'arsenico a una determinata dose non è tossico è sicuramente vero. Ma non si può escludere che l'arsenico aggiunto a tanti altri contaminanti lo diventi”. Per verificare questo aspetto gli studi non possono
fermarsi alla determinazione del solo contaminante ma '' devono andare oltre. Serve un sistema biologico che mostri gli effetti”. Qui entra in gioco il ‘topo della discarica’, ''al quale abbiamo somministrato le acque contaminate. Attraverso un biomonitoraggio, cioè accoppiando le analisi classiche che si fanno di routine ad alterazioni dell'espressione genetica, sono state studiate le alterazioni fenotipiche. Abbiamo verificato se stavano bene o se stavano male, oppure se non crescevano. Lo abbiamo fatto nel tempo e nelle generazioni. Abbiamo esposto gli adulti e abbiamo visto gli effetti sui figli”.
I risultati dello studio sono “interessantissimi”, ma sono ancora oggetto di riservatezza.