Sento puzza di metano: così Mefisto cerca le emissioni sottomarine!
Il progetto, condotto in partnership tra Ingv e Ogs, censisce e analizza i gas serra sputati dai vulcani sottomarini e dai sistemi idrotermali nel Mediterraneo. Un percorso utile a comprenderne il ruolo cruciale nel riscaldamento climatico e l’impatto sull’atmosfera
A caccia delle emissioni di metano provenienti dai vulcani sottomarini e dai sistemi idrotermali nel Mediterraneo, per comprenderne il ruolo cruciale nel cambiamento climatico e il loro impatto sull’atmosfera. È lo scopo del progetto Mefisto dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), finanziato nell’ambito del Prin (Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale) – Pnrr.
Un’area geologicamente attiva
Il metano, spiega un articolo del blog IngvAmbiente, è uno dei gas serra più potenti, con un potenziale ben 25 volte superiore a quello della CO2. Questo gas può contribuire non solo all’aumento delle temperature, ma anche alla fusione dei ghiacciai e all’innalzamento del livello del mare. La sua presenza nell’atmosfera è quindi un elemento da studiare e monitorare per comprenderne le relazioni con il riscaldamento climatico. Tra le fonti naturali di metano si annoverano i sistemi idrotermali annessi ai vulcani che emettono una varietà di gas, anche in periodi di quiescenza. I principali gas emessi dai sistemi vulcanici/idrotermali sono il vapore acqueo, l’anidride carbonica, l’anidride solforosa e, in quantità minore, il monossido di carbonio, l’acido cloridrico, l’acido fluoridrico, l’azoto e il metano.
Alcune delle sorgenti di metano si trovano sui fondali marini: il Mediterraneo è un’area geologicamente attiva, con diverse zone in cui vi è rilascio di gas. Questi punti di emissione possono derivare da fonti sia naturali che antropiche, di grande interesse per gli scienziati.
Da Panarea a Grado
Uno dei siti più significativi, approfondisce IngvAmbiente, è l’isola di Panarea, nell’arcipelago delle Eolie, al largo della Sicilia. Panarea è nota per le sue emissioni di gas sottomarine, le cui dimensioni rendono questo sistema idrotermale uno dei più vasti dell’intero Mediterraneo. Panarea è inoltre una località turistica rinomata, il che rende ancora più importante la comprensione degli impatti ambientali di queste emissioni. Per questo al largo dell’isola è installato un osservatorio multidisciplinare sottomarino, che ha acquisito, e acquisisce tuttora, una serie storica di dati utili a stimare, tra le altre cose, le quantità di metano disciolto nel tempo.
Oltre a Panarea, altri siti nel Mediterraneo sono noti per le loro emissioni di metano, anche se le caratteristiche delle varie aree differiscono tra loro. Il fenomeno risulta essere particolarmente concentrato in corrispondenza dell’area del Golfo di Trieste, in particolare a sud-ovest di Grado. Un’area caratterizzata da un’elevata concentrazione di affioramenti rocciosi e manifestazioni di fluidi.
La partnership con Ogs
In definitiva, grazie alla collaborazione tra l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e l’Ogs (Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale), che ne è l’ente coordinatore, Mefisto sviluppa nuove tecnologie e metodi per monitorare e definire le emissioni di gas serra di origine naturale. La partnership è fondamentale, poiché campionare il metano richiede tecnologie avanzate e metodologie specifiche. Con Mefisto, vengono utilizzati sensori marini e strumenti portatili avanzati per misurare le concentrazioni di gas direttamente alla sorgente. Sistemi utili a comprendere meglio il nostro Pianeta e a regalarci un futuro più sostenibile, assicurano i ricercatori.
Clicca qui per tutte le info su Mefisto! https://ingvambiente.com/2024/10/10/...