“La siccità fa bene al business”: bufera sul colosso svizzero Glencore
La Fao durissima con la multinazionale del grano e del caffè: “Specula su chi muore di fame. È ora di cambiare le regole del gioco”. Nel mirino delle agenzie umanitarie anche Monsanto e Adm
La grande sete che svuota i granai della Dust Bowl negli Usa “fa bene al business”: l’Onu e le grandi agenzie umanitarie internazionali hanno fatto a gara per criticare le affermazioni di Glencore, il colosso globale delle commodity, il cui direttore dei prodotti agricoli, Chris Mahoney, si è fregato le mani davanti alla peggiore siccità negli Stati Uniti da cinquant’anni a questa parte. “E’ un ottimo ambiente per gli affari. Prezzi alti, grande volatilità”, ha commentato Mahoney di fronte alla crisi agricola americana e alla prospettiva che una simile emergenza alimentare in Russia possa magari indurre il governo di Mosca al bando delle esportazioni granarie.
“Glencore può offrire al mondo soluzioni e questo può essere buono per Glencore”, è stata la conclusione del manager della multinazionale svizzera la cui fusione con Xtrata, per dar vita al maggior gigante minerario del mondo, sembra finita proprio in questi giorni su un binario morto. Gli scenari prospettati dal colosso, imperniati sulla deregulation che dal 2000 ha garantito la vertiginosa espansione di “soft commodity” come caffè e grano, hanno scandalizzato la Fao: l’agenzia Onu impegnata contro la fame, che non da oggi ha preso di mira la volatilità del caro-cibo, attribuito a “eccessive speculazioni in mercati derivati che possono accentuare le oscillazioni dei prezzi e la loro velocità”, ha censurato il gruppo svizzero accusandolo di fare milioni su chi muore di fame. Secondo Conception Calpe, economista capo della Fao, società private come Glencore “stanno facendo un gioco che produrrà enormi profitti” ed è solo “illusorio” aspettarsi che il gigante svizzero, le banche e altre multinazionali come Adm e Monsanto si astengano dagli scambi per ragioni etiche in situazioni di potenziale carestia nei paesi in via di sviluppo. “Per questo – ha detto la Calpe al britannico Independent – è ora di cambiare le regole del gioco. Loro lo sanno e stanno facendo lobby in tutto il mondo per impedire la riforma”.
La siccità su cui Mahoney conta di speculare è quella che in un mese ha fatto perdere agli Stati Uniti il 45% dei raccolti di mais e il 35% di quelli di soia: la crisi minaccia di spingere i prezzi dei cereali a nuovi record, e chi ne fa le spese sono ancora una volta soprattutto i poveri del mondo. “Gruppi come Glencore approfittano delle sofferenze dei poveri – ha detto Jodie Thorpe, portavoce di Oxfam: – se vogliamo risanare il sistema di distribuzione del cibo, i trader devono esser parte della cura”.