L’Unione europea discute il nuovo regolamento su gas refrigeranti
L’Italia è all’avanguardia tecnologica nel settore. Ciafani (Legambiente): "Fondamentale il protagonismo del nostro governo"
L’Unione europea, nell’ambito della strategia climatica e del contrasto all’innalzamento delle temperature, sta discutendo il nuovo regolamento europeo sulla messa al bando degli Hfc e la loro sostituzione con altre sostanze come i refrigeranti naturali, da approvare nel 2014. Per le loro proprietà ozono lesive e per l’elevato potere climalterante, alcuni gas refrigeranti sono stati messi al bando già da diversi anni. È il caso dei Cfc che in base al protocollo di Montreal sono vietati dal 1994, o degli Hcfc già oggi in dismissione e il cui utilizzo è possibile solo se rigenerati fino a fine 2014.
Il nuovo regolamento che è in discussione a Bruxelles ha un’importanza strategica per l’Italia, anche dal punto di vista economico, perché il nostro è il principale Paese in Europa dal punto di vista della produzione di Pil nel campo del freddo, della refrigerazione e del condizionamento, con moltissime piccole e medie aziende che lavorano sia nel campo dei refrigeranti chimici che i quelli naturali. L'Italia è uno dei Paesi che maggiormente beneficerebbe dello spostamento del mercato verso i gas naturali, visto il numero di aziende che lavorando con la CO2, con propano e isobutano o con ammoniaca e gas naturali. “L'Italia ha, nel settore dei gas refrigeranti naturali, una leadership a livello europeo; la tecnologia del freddo è un comparto importante nel manufatturiero italiano e possiamo dire la nostra nell' ambito della normativa comunitaria, così come è avvenuto con il bando degli shopper non biodegradabili”, sottolinea Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente. Per Ciafani, in vista della normativa Ue, “è fondamentale il protagonismo del nostro governo per fare in modo che la futura direttiva si fatta nel rispetto dell'ambiente e anche dell'interesse dell'industria italiana, piuttosto che dover seguire le direttive di altri Paesi che hanno minori esigenze perché hanno settori industriali meno attivi da questo punto di vista. Serve - conclude Ciafani - aumentare il livello di attenzione per creare le migliori condizioni affinché il nostro Paese possa indirizzare la direttiva in cantiere a livello comunitario”.