Blue Book, Italia in coda su fogne e depurazione in Europa, servono 5 miliardi l’anno
La ricerca, condotta da Fondazione Utilitatis in collaborazione con Federutility (la Federazione dei gestori del servizio idrico), mette in evidenza come ci sia “una netta differenza tra nord e sud del Paese" ed un "sostanziale" distacco "con il resto d'Europa in ambito ambientale”
L'Italia e il paradosso acqua. Il Paese che ha ideato acquedotti e fognature rischia infatti di pagare un prezzo alto per il mancato adeguamento degli scarichi: fino a 800 milioni all'anno di multe per infrazioni Ue se non fa qualcosa entro il primo gennaio 2016. Non solo. Sulla bilancia della gestione della risorsa idrica pesa anche il ritardo tra il nord e il sud del nostro Paese. Per non parlare della mancanza di investimenti, che rallenta l'avvio di opere e infrastrutture. Una fotografia, quella scattata dal nuovo rapporto “Blue book” sul servizio idrico, che certifica quanto ormai è diventato un paradigma richiamato da operatori ed esperti del settore da più tempo. La ricerca - realizzata a cura della Fondazione Utilitatis in collaborazione con Federutility (la Federazione dei gestori del servizio idrico) - mette in evidenza come ci sia “una netta differenza tra nord e sud del Paese" ed un "sostanziale" distacco "con il resto d'Europa in ambito ambientale”, soprattutto per fognatura e depurazione, dove nonostante qualche miglioramento "restiamo il fanalino di coda in Europa" (il 78,5% dei cittadini sono collegati a depuratori). Un ambito in cui l'Italia è sotto scacco da parte dell'Ue per la condanna della Corte di giustizia. Per allinearci agli standard europei - racconta il 'Blue book' - servirebbero circa 5 miliardi di euro all'anno di investimenti, pari a 80 euro per abitante all'anno. Ma allo stato attuale se ne investono "circa 30 euro ad abitante" (1,6 miliardi all'anno). Una via di mezzo, che però non contempla la "manutenzione straordinaria", parla di 3 miliardi all'anno (51 euro a testa all'anno). In Europa la situazione è diversa: in Danimarca, per esempio, si arriva a 129 euro per abitante all'anno. Sulla questione arriva l'appello di Erasmo D'Angelis, responsabile dell'Unità
di missione di Palazzo Chigi per il contrasto all'emergenza idrogeologica (che ha anche annunciato un possibile protocollo d'intesa con Federutility): “Va fatto un punto zero. Dobbiamo riuscire a fare in modo che il pubblico sia in grado di risolvere le emergenze. Non possiamo ripetere, con la partita della depurazione, la figuraccia internazionale fatta con la spazzatura di Napoli”.
Per Massimiliano Bianco, direttore generale di Federutility (la Federazione dei gestori del servizio idrico), "la priorità va data proprio a fognature e depurazione”. E allora D'Angelis, ricordando la forza del nostro Paese (siamo pur sempre il Paese che ha ideato fognature e acquedotti, osserva) e di "un governo che può fare squadra", fa presente che "accelerare sugli investimenti è assolutamente determinante" per "mettere a posto la maggior parte dei nostri sistemi di depurazione". D'accordo anche il viceministro allo Sviluppo
economico Claudio De Vincenti: "Abbiamo bisogno di rimontare il ritardo infrastrutturale che riguarda tutti i segmenti del servizio, anche se in modo particolarmente accentuato il lato della depurazione". Il servizio idrico, raccontato dal report, parla anche di metodo tariffario (che il presidente dell'Authority Guido Bortoni dice pieno di "una certa dose di coraggio") e del settore 'industrialè (che vale 7,2 miliardi, con 27.800 occupati e di una portata annuale di 5,2 miliardi di metri cubi di acqua consegnata).
Il vicepresidente di Federutility, Mauro D'Ascenzi, mette in risalto tre punti chiave "da risolvere", anche perchè "sembra che ci siano le condizioni per farlo, dal momento che il quadro normativo va stabilizzandosi": superare "la frammentazione e raggiungere l'aggregazione per assicurare processi industriali solidi; finanziare un settore che ha delle prospettive future; gli investimenti, che "nell'idrico sono di sicura redditività a lungo periodo”.