Ddl acqua, Utilitalia contro il M5S: disponibili al confronto sui nostri dati
L’associazione delle società di pubblici servizi risponde alla deputata Federica Daga (M5S), firmataria del testo all'esame della commissione Ambiente della Camera. Contestata la stima di 15 miliardi per il costo del passaggio a gestione pubblica
"Dispiace constatare le dichiarazioni dell’onorevole Daga, prima firmataria del progetto di riforma del servizio idrico. Si tratta di affermazioni infondate sia nei confronti di aziende che hanno oltre 100 anni di storia e competenza, che di una Federazione che da sempre rappresenta tutte le imprese di servizi pubblici locali e in particolare i gestori dell’acqua". Così Utilitaria, dopo che dalla deputata Federica Daga (M5S), firmataria del testo all'esame della commissione Ambiente della Camera, era giunta l'accusa di "allarmismo" circa i costi derivanti dal passaggio alla gestione pubblica del servizio, stimati da Utilitalia in 15 miliardi.
"La parlamentare del M5S - si legge in una nota - parla di allarmismo e di numeri a suo dire inesistenti, ma le posizioni di Utilitalia, qualunque sia la materia affrontata, sono sempre e rigorosamente ancorate ad evidenze empiriche e analisi dei dati, di regola attravero studi autonomamente svolti da agenzie e centri di ricerca indipendenti. Nel caso specifico, i numeri riportati nei nostri dossier sono pubblici e accessibili a tutti i cittadini, a maggior ragione a chi ricopre ruoli parlamentari. Provengono dall’Autorità di Regolazione, dagli Enti di Ambito e dai bilanci delle imprese. Utilitalia è disponibile a confrontarsi con chiunque su questi numeri".
"Le procedure per la trasformazione di tutte le gestioni esistenti in aziende speciali o altri enti di diritto pubblico - continua Utilitalia - avrebbero conseguenze inevitabili, come la cessazione anticipata delle concessioni legittimamente in essere e la perdita di valore economico delle aziende esistenti. Il costo per riacquistare le quote di partecipazione cedute negli anni e per ripagare lo stock di debito contratto con banche e cittadini sarebbe di 15 miliardi di euro (una tantum), cui andrebbero aggiunti i 5 miliardi l’anno previsti per gli investimenti, ma stavolta con finanziamento a carico della fiscalità generale e non più della tariffa".
Utilitalia, continua la nota, "pur condividendo gli obiettivi generali della proposta di legge, la necessità di assicurare a tutti i cittadini infrastrutture e servizi di qualità elevata e l’esigenza di garantire i diritti delle fasce deboli della popolazione, invita a non ignorare che per fare questo siano necessari ingenti investimenti, il cui finanziamento e la cui concreta realizzazione sul piano tecnico possono essere assicurati solo da soggetti industriali qualificati, siano essi totalmente pubblici o misti, come nella situazione attualmente in essere".
La federazione delle imprese del settore ricorda, quindi, che "il settore idrico nel nostro Paese ha intrapreso un percorso di miglioramento solo negli ultimi anni, impedito in passato proprio dai limiti dei modelli gestionali ai quali si vorrebbe ritornare. Restando ancorati ai fatti e alle evidenze giuridiche, Utilitalia sottolinea che il referendum del 2011 non ha mai indicato la via della ripubblicizzazione forzata, ma reso l’Italia uguale agli altri Stati membri, nei quali il Servizio idrico Integrato può essere affidato dall’ente locale, liberamente, attraverso tre forme parimenti valide: concessione a terzi, società mista pubblico privata e affidamento in house ad una propria società di cui detenga interamente il capitale pubblico. Non esiste quindi un obbligo alla pubblicizzazione del servizio, ma una libertà di scelta per l’ente locale".
"In merito all’affermazione ‘gestori che speculano sull’acqua’, Utilitalia sottolinea che dovrebbe esser cosa nota, a chi si occupa di normative, che le tariffe dell’acqua sono decise da un’Autorità pubblica e non dai gestori, così come gli standard di qualità del servizio e gli investimenti da realizzare".