L’emendamento al DDL acqua pubblica scuote la commissione Ambiente. I fatti e i commenti
Le opposizione sono insorte dopo che un emendamento proposto dal PD ha aperto un varco alle multiutility, anche non controllate dagli enti locali
Il Governo Renzi sta tradendo il referendum sull’acqua pubblica, come gridano le opposizioni (M5S e sinistra) o si tratta di una strumentalizzazione - come si difendono i parlamentari PD - laddove viene sancita la salvaguardia pubblica della risorsa acqua, anche se la funzione e gestione viene affidata a una società che si occupa di servizi pubblici ma di diritto privato? È questo lo scontro di visione propriamente politica che sta movimentando il dibattito in Commissione Ambiente, dove è in corso il voto sul disegno di legge sulla ripubblicizzazione del servizio idrico
Tutto nasce la scorsa settimana, dopo la presentazione da parte del capogruppo PD di una serie di emendamenti all’articolo 6, che riscrive i commi dall’1 al 3, cancellando il principale secondo il quale “gli acquedotti, le fognature, gli impianti di depurazione e le altre infrastrutture del servizio idrico siano di proprietà pubblica e inalienabili”, disponendo “in via prioritaria l'affidamento diretto in favore di società interamente pubbliche, in possesso dei requisiti prescritti dall'ordinamento europeo”. Tradotto: non è più obbligatorio che a gestire il ciclo idrico sia un ente pubblico, ma lo possono fare anche società di pubblica utilità (anche se quotate e con soci pubblici in cda).
Le dichiarazioni CONTRO l’emendamento - “È stato un brutto giorno per l’Italia intera. Il giorno in cui, con un emendamento di poche righe, il Pd ha affossato la volontà di 27 milioni di italiani”. Così esordisce Federica Daga, parlamentare Cinque Stelle e prima firmataria del disegno di legge sulla ripubblicizzazione del servizio idrico.
"L'arroganza della maggioranza è senza confini. In Commissione Ambiente hanno stravolto a colpi di emendamenti la legge SI-M5S, che avrebbe finalmente allineato la normativa italiana a quanto deciso dai cittadini con il referendum sull'acqua pubblica. Non si può subire inerti questo atteggiamento, offensivo non solo per chi ha firmato e difeso questa legge ma, soprattutto, per milioni di elettori che hanno votato al referendum. Per questo abbiamo deciso di abbandonare i lavori della Commissione e di ritirare le nostre firme dal disegno di legge in discussione". Lo affermano i deputati di Sinistra Italiana Serena Pellegrino e Filiberto Zaratti.
“Dopo anni di mancata attuazione della volontà popolare, il progetto di legge presentato a questo scopo sta per essere stravolto dalla discussione parlamentare, con un emendamento del Pd che cancella proprio l'architrave della legge, ovvero che il gestore dell'acqua sia pubblico. Se finisse così, si tratterebbe dell'ennesimo caso in cui il Parlamento cerca di smentire la volontà popolare. E questa volta ciò avverrebbe in relazione a una questione particolarmente delicata e rispetto alla quale la volontà popolare ha sfiorato l'unanimità". Lo dichiara il parlamentare di Possibile Pippo Civati.
“Quanto avvenuto in Commissione ambiente a Roma, con l'entrata a gamba tesa del Pd sull'articolo 6 della legge perché la gestione del servizio integrato dell'acqua resti pubblico, apre a soggetti privati e a grosse multiutility ed è preoccupante" ha commentato l'assessore all'Ambiente della Regione Veneto, Gianpaolo Bottacin. "Sostituire esclusivamente con 'prioritariamente', riferito alla gestione pubblica - prosegue Bottacin - apre uno scenario completamente diverso, andando nella stessa direzione delle leggi di Stabilità e degli Sblocca Italia, mostrando i chiari intendimenti di alcuni provvedimenti, come quello che svincolava dal patto di stabilità quei Comuni che avessero ceduto a soggetti privati i servizi in rete. È un atteggiamento che fa capire tutta una serie di cose”.
“Sull'acqua hanno già deciso 27 milioni di cittadini. Io penso che la nuova legge sull'acqua, di cui si discute in parlamento, non deve contenere equivoci: l'acqua è di proprietà pubblica, pubblici e incedibili sono i pozzi, gli acquedotti, le fognature e i depuratori, pubblica è la gestione del servizio fatta da società e enti pubblici” ha affermato il governatore della Toscana Enrico Rossi in un post su Facebook. “Il servizio - aggiunge - è finanziato dalle tariffe e dalla fiscalità generale. Sono certo che la grande maggioranza del Pd vuole raggiungere questi obiettivi. Per ripubblicizzare l'acqua ci vorrà tempo, ma le concessioni - conclude Rossi - prima o poi scadono. L'importante è avere chiaro l'obiettivo che si vuole perseguire”. “Loro attaccano l'acqua pubblica, noi a Napoli abbiamo trasformato la SPA in ABC azienda pubblica. Il referendum si attua, non si aggira" ha scritto in un tweet il sindaco di Napoli Luigi de Magistris in relazione ad un eventuale intervento sul fronte della privatizzazione.
Le dichiarazioni A FAVORE dell’emendamento - “Lo show allestito e premeditato di stamattina in commissione dai soliti, noti personaggi mediatici del Movimento 5 Stelle, dimostra che non sapendo più cosa dire nel merito i grillini la buttano in caciara per tentare di consolidare una leggenda metropolitana confezionata dalla Casaleggio e associati, e cioè che il Pd starebbe tradendo il referendum” afferma Enrico Borghi, capogruppo Pd in commissione Ambiente della Camera. “Avendo votato a favore dell'emendamento Pd, che all'articolo 1 sanciva inequivocabilmente la proprietà pubblica dell'acqua - prosegue Borghi -, grillini e SEL stanno in queste ore accreditando l'idea di un Pd traditore della volontà popolare. Nulla di più falso. Parlano di un referendum che non si è mai svolto. Un referendum che fu preventivamente bocciato dalla Corte Costituzionale. Loro confondono quanto gli Italiani hanno votato https://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_abrogativi_del_2011_in_Italia con un referendum che - effettivamente - avrebbe obbligato i Comuni ad affidare il servizio idrico integrato ad aziende di diritto pubblico (come qualcuno ha poi, legittimamente, scelto comunque di fare)”. “Un referendum mosso dall’ideologica convinzione, di SEL e M5S - prosegue - che ai cittadini l'acqua arrivi più pulita a seconda della forma giuridica dell'azienda che gestisce il servizio e non, invece, sulla base della competenza degli amministratori, e la qualità della regolazione pubblica.
Stella Bianchi (PD), componente della commissione Ambiente, ha detto che “dispiace che oggi le opposizioni abbiano deciso di disertare i lavori della commissione ambiente convocata sul disegno di legge relativo alla gestione del servizio idrico. E, al solito, il Movimento cinque stelle mente sapendo di mentire”. Il referendum sull'acqua, "votato insieme a quello contro il nucleare - aggiunge - aveva due quesiti molto chiari: stop alla privatizzazione forzata del servizio idrico integrato che il governo Berlusconi stava portando avanti e stop alla remunerazione del capitale fissata al 7%, per evitare che ci fossero margini di profitto garantiti sul servizio idrico. Su questo hanno votato 27 milioni di cittadini. Non certo sulla ripubblicizzazione della gestione del servizio dell'acqua, come ora gridano i grillino, senza però dire con altrettanta chiarezza agli italiani che un'operazione del genere costerebbe un miliardo di euro, secondo un emendamento presentato dallo stesso Movimento Cinque stelle, in alcuni casi regalati proprio a quegli interessi che a parole dicono di combattere”.
La deputata democratica Chiara Braga, responsabile Ambiente Pd, ha ribadito che “non vi è alcun tradimento del referendum sull'acqua del 2011, che cancellava l'obbligo della privatizzazione della gestione del servizio idrico, ma non prevedeva in alcun modo l'obbligo della ripubblicizzazione del servizio. Proviamo, quindi, a fare chiarezza, evitando inutili polemiche o strumentalizzazioni politiche". "Grazie agli emendamenti del Pd abbiamo: a) rafforzato il diritto all'acqua potabile come un diritto umano essenziale, b) garantito a tutti i cittadini il diritto all'acqua c) introdotto misure per garantire la trasparenza della bolletta, d) istituito un fondo nazionale di solidarietà internazionale per favorire l'accesso all'acqua potabile da parte di tutti gli abitanti del pianeta; e) evitato che a carico della fiscalità generale si facesse gravare il costo di oltre un miliardo di euro da riconoscere ai privati per interrompere le gestioni in corso, gettando il settore idrico in un caos senza senso".