In Italia mancano troppi depuratori, ultimo avvertimento dalla Commissione europea
La Commissione europea ha inviato a Roma un parare motivato - ultimo passo della procedura d'infrazione, prima del deferimento alla Corte - in cui chiede all'Italia di adottare al più presto adeguate misure per porre rimedio alla scarsità di depuratori
L'Italia rischia di dover rispondere davanti alla Corte di giustizia Ue della mancanza di sistemi per un adeguato trattamento delle acque reflue in ben 817 comuni. La Commissione europea ha inviato a Roma un parere motivato - ultimo passo della procedura d'infrazione prima del deferimento alla Corte - in cui chiede all'Italia di adottare al più presto adeguate misure per porre rimedio a questa situazione. Altrimenti - avverte Bruxelles - a pronunciarsi sulla vicenda sarà la Corte.
Coinvolto il Centro-Sud - Tra gli agglomerati urbani al centro dell'azione avviata dalla Commissione Ue figurano Roma, Firenze, Napoli e Bari. “Alcuni - si legge nella nota diffusa da Bruxelles - non rispettano inoltre l'obbligo di applicare un trattamento più rigoroso agli scarichi in aree sensibili. Sono interessati una ventina di enti locali tra regioni e province autonome. La procedura contro l'Italia si basa sulla normativa Ue che obbliga le città a raccogliere e a trattare le acque reflue urbane in quanto le acque non trattate rappresentano un rischio per la salute dell'uomo e inquinano i laghi, i fiumi, il suolo e le acque costiere e freatiche.
Il nodo del trattamento secondario - Secondo la legislazione europea, ricorda Bruxelles, entro il 2005 doveva essere introdotto un trattamento secondario per tutte le acque reflue provenienti da agglomerati con un numero di abitanti compreso tra 10.000 e 15.000 e per gli scarichi in aree sensibili, quali acque dolci ed estuari, provenienti da agglomerati con un numero di abitanti compreso tra 2000 e 10000. Tale scadenza era il 2000 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con un numero di abitanti equivalenti superiore a 15000. Un trattamento più rigoroso doveva poi essere adottato entro il 1998 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con un numero di abitanti pari o superiore a 10000 e immessi in aree sensibili e nei relativi bacini drenanti. Nell'ambito della procedura d'infrazione in corso, all'Italia viene inoltre contestato di non rispettare l'obbligo di eliminare il fosforo e l'azoto dagli scarichi in 32 aree sensibili.
“Gli scambi di informazioni con l'Italia - sottolinea la Commissione nella sua nota - hanno confermato l'esistenza di violazioni sistematiche degli obblighi Ue. La Commissione ha pertanto emesso un parere motivato e, se non verranno adottate misure concrete per ovviare al più presto a tali carenze, potrebbe adire la Corte di giustizia dell'Unione europea”.
Italia (ras)sicura - La notizia dell'invio del parere motivato da parte della Commissione Europea all'Italia sulle carenze nel settore della depurazione delle acque arriva due soli giorni dopo gli Stati generali #acquepulite organizzate dalla Struttura di missione #italiasicura di Palazzo Chigi. “Il Governo in questo settore ha già assunto impegni concreti che la Struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura, con il ministero dell'Ambiente sta realizzando con l'obiettivo di far uscire alla svelta le Regioni più in ritardo da condizioni inaccettabili, dare competitività ai territori, attrarre turismo e non disservizi e inquinamento, ridurre o azzerare le sanzioni europee”.
L'Italia, insomma, “è in grado di superare i gap infrastrutturali con un'accelerazione degli investimenti e un effetto positivo sui livelli occupazionali”: così Erasmo D'Angelis, coordinatore della Struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche intervenendo a Torino a un meeting internazionale sul patrimonio idrico.