L'Italia usa solo l'0,1% di acqua da dissalazione
Quasi tutta in Sicilia. Opportunità per Veneto, Emilia Romagna e Campania
La dissalazione e il riciclo delle acque reflue sono destinate a crescere dell'11,4% a livello globale nel corso dei prossimi cinque anni, per raggiungere un valore complessivo di mercato di quasi 12 (11,963) miliardi di dollari entro il 2025, secondo le stime del Global Water Intelligence di Oxford. Ma al momento in Italia solo lo 0,1% del prelievo idrico avviene attraverso la dissalazione.
In Italia - secondo i dati Istat rielaborati da WATEC Italy 2017, mostra convegno che si tiene a Palermo a giugno - il prelievo di acque marine o salmastre per uso potabile rappresenta appena lo 0,1% del prelievo totale (13,619 milioni di metri cubi, su un totale di 9,108 miliardi di metri cubi di acqua totale prelevata dalle varie sorgenti) e avviene solo in due distretti idrografici: in Sicilia, dove viene dissalata acqua per 12,6 milioni di metri cubi (il 92,5% del totale nazionale) e nell'area dell'Appennino Settentrionale (il restante 7,5%, diviso tra Toscana con 768 milioni di metri cubi e Liguria con 251 milioni di metri cubi di acqua dissalata).
La dissalazione riguarda anche l'industria: incrociando i dati della "produzione" di acqua con quelli della domanda, ci si accorge della forte richiesta di "oro blu" da impiegare nel settore industriale. È il caso di Veneto, Emilia Romagna e la Campania, territori in cui vi sono tutte le condizioni favorevoli per sviluppare la produzione di acqua dissalata, alleggerendo la pressione sulle fonti tradizionali.