Nubifragi - Cap Holding: “La gestione delle acque piovane sia affidata alle aziende del servizio idrico”
Il presidente Ramazzotti: “Non possiamo restare a guardare: il Gruppo CAP è a fianco dei Comuni in una battaglia contro burocrazia e complessità normativa”
“È urgente ripensare profondamente la gestione delle acque meteoriche nel nostro Paese”. Il presidente di CAP Holding, Alessandro Ramazzotti, commenta in una nota i recenti allagamenti che hanno riguardato diverse città italiane, tra cui anche parecchi comuni della provincia di Milano dove l’azienda gestisce il servizio idrico integrato, e lancia una proposta all’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (AEEG): “Questi avvenimenti, a volte sfociati in tragedia, dimostrano la fragilità di un territorio che non riesce più a gestire eventi meteorologici sempre più frequenti e intensi. L’urbanizzazione e l’eccessiva cementificazione del suolo sono la causa principale di quanto sta succedendo, eppure la soluzione sarebbe a portata di mano se solo si rivolgesse lo sguardo ad altre esperienze europee, per esempio quella francese”.
In Francia sono le aziende che gestiscono il ciclo idrico (acquedotto, fognatura e depurazione) ad occuparsi della raccolta, canalizzazione e drenaggio urbano delle acque piovane. Ed è quanto Ramazzotti propone di attuare anche in Italia, dove invece, per ora, le aziende del settore sono escluse da tali competenze.
Concretamente, quindi, il presidente propone che venga individuato un solo soggetto responsabile della gestione delle acque all’interno di ogni bacino idrico, che abbia il compito di realizzare gli investimenti per regolamentare le acque piovane e gli investimenti sulle fognature e sui depuratori. Questo soggetto – che potrebbe coincidere appunto con il gestore del Servizio Idrico Integrato – deve supportare i Comuni nella corretta gestione del territorio con una visione ampia, che tenga conto delle conseguenze che ogni decisione locale produce a livello di sistema.
Nel Piano d’Ambito della Provincia di Milano, per esempio, il Gruppo CAP (gestore unico del servizio idrico) ha quantificato in oltre 1 miliardo di euro il fabbisogno di investimenti per affrontare il problema delle acque meteoriche. Una somma che si aggiungerebbe agli oltre 1,2 miliardi di euro già programmati per i prossimi vent’anni in interventi per la gestione del servizio idrico in senso stretto.
“In un momento in cui la Provincia sta cedendo il passo alla Città Metropolitana, diventa stringente garantire che gli enti intermedi facciano la loro parte, liberando i Comuni da una gestione non più affrontabile a livello di singola amministrazione – continua Ramazzotti –. La tariffa dovrà ovviamente rispondere a questo nuovo ruolo garantendo risorse adeguate alle nuove responsabilità richieste. È inutile infatti vantarsi di avere le tariffe più basse d’Europa quando la fiscalità generale deve poi sopportare i costi di danni e ritardi non più tollerabili”.
Oggi, invece, il Codice dell’Ambiente non ammette che il trattamento delle acque piovane e la manutenzione delle infrastrutture deputate alla loro raccolta (in particolare le caditoie stradali) rientrino nel Servizio Idrico Integrato. L’Autorità, che dal 2011 ha assunto il governo del settore, ha infatti chiarito che “la regolazione non introduce alcun obbligo per il Gestore del SII di svolgere le attività di gestione delle fognature bianche e di pulizia e manutenzione delle caditoie, né di farsi carico di alcuna altra attività che non sia prevista nelle convenzioni e nei Piani d’Ambito”. Dopo aver escluso le attività connesse alla gestione delle acque piovane dal perimetro del Servizio Idrico Integrato, l’Autorità ha affermato che “qualora il Gestore già svolga le suddette attività, i relativi costi sono inclusi, per l’anno 2013, in tariffa”.
“In realtà il problema non è solo tariffario ma prima di tutto normativo – continua Ramazzotti –. La mancanza di una norma chiara che definisca ruoli e responsabilità si traduce in zone grigie in cui si annidano inefficienze e ritardi intollerabili. Tanto più che la distinzione tra acque reflue e acque meteoriche in zone fortemente urbanizzate oggi diventa assolutamente impossibile”.
“Pensiamo al funzionamento delle vasche volano e di tutte quelle strutture, quali canali e rogge, che se costruiti e manutenuti correttamente evitano che le acque piovane entrino nelle condotte fognarie, producendo i disastri di questi giorni e che nel recente passato hanno visto per esempio il fiume Seveso generare danni evidenti a Milano e provincia”.