Risiko utilities, Agsm Verona valuta la fusione con A2a in alternativa a Aim Vicenza
Il nuovo sindaco di Verona Sboarina ha tempo fino alla fine dell’anno per puntare a un matrimonio con Vicenza o guardare verso Milano e Brescia
Con il cambio di sindaco a Verona si sono riaperti i giochi per la fusione tra Agsm Verona e Aim Vicenza: sono in molti a pensare che il matrimonio veneto possa naufragare a vantaggio di un’apertura all’opzione della lombarda A2a.
Nelle intenzioni dell’ex primo cittadino scaligero Flavio Tosi la fusione avrebbe dovuto dar vita alla quinta multiutility italiana: 2.250 dipendenti, un fatturato da oltre 1 miliardo di euro e un margine operativo lordo di 132 milioni di euro. Obiettivo dichiarato, raggiungere nel 2020 ricavi per 1 miliardo e 280 milioni e un mol pari a 176 milioni di euro. L’intesa siglata da Tosi fissava il peso nella nuova società al 57,5% per Agsm e al 42,5% per Aim, fatta salva la possibilità di acquisto di Acque Veronesi da parte del Comune di Verona, che avrebbe portato al 57,8% il peso di Agsm e al 42,2% quello di Aim. La presidenza sarebbe stata espressa da Verona, la vicepresidenza sarebbe di nomina vicentina.
Il nuovo prima cittadino scaligero Federico Sboarina ha però preso in qualche misura le distanze, dichiarando all’agenzia Reuters: "una volta che avremo capito che cosa conviene fare rispetto a questa ipotesi di aggregazione, si deciderà su eventuali altri scenari. Per ora il caso di studio è la fusione Agsm-Aim".
Se l'accordo dovesse naufragare, scatterebbe la possibile avanzata di un accordo con A2a. "C'è tempo fino a metà novembre per la due diligence, quando la situazione sarà più chiara; eventualmente, prenderemo in esame altri scenari, ma per ora non li stiamo studiando. Per la decisione definitiva sulla fusione Aim-Agsm ci siamo dati tempo fino al 31 dicembre", ha chiarito Sboarina. Di recente il primo cittadino di Milano, Giuseppe Sala, azionista di controllo di A2a insieme al Comune di Brescia, ha aperto all'ipotesi che A2a allarghi il suo orizzonte oltre la Lombardia, attraverso acquisizioni in altre regioni, come il Veneto.