La romagnola Unica Reti accusa il Mise: “Non riconosce l’ammortamento”
Rischio perdita da 5 milioni l'anno a danno di 351mila abitanti della Provincia Forlì-Cesena
Il Ministero nega alle reti gas possedute da 23 comuni romagnoli la stessa quota di ammortamento riconosciuto alle società private e alle utility. L’accusa è formulata in un comunicato di Unica Reti spa di proprietà dei comuni di Forlì-Cesena, nel quale si parla di ostacoli posti dal Ministero dello Sviluppo economico, che non gradirebbe - secondo la società - la proprietà pubblica di 2500 chilometri di reti gas.
I fatti - I Comuni dell'ATEM (Area territoriale minima per la gare gas) di Forlì-Cesena decisero sin dal 2008, a fronte della volontà governativa di assegnare per gara lo svolgimento del servizio di distribuzione del gas, di affidare alla loro società patrimoniale Unica Reti SpA l'insieme delle Deleghe e il ruolo di Stazione Appaltante per la predisposizione e lo svolgimento delle stesse gare, che sembravano imminenti.
La scelta di questi Comuni confermava la volontà politica di salvaguardare il possesso pubblico delle infrastrutture - 2.500 chilometri di reti gas - e la netta separazione tra la proprietà dell'infrastruttura di rete dalla gestione del servizio di distribuzione del gas naturale.
Unica Reti, società a totale partecipazione pubblica e proprietaria delle reti gas che saranno messe a gara, “ha svolto il compito assegnatogli dai Comuni Soci e dalla Legge, tant'è che dallo scorso settembre 2016 potrebbe pubblicare il Bando di Gara e invece attende sin dal 2014 che il Ministero dello sviluppo economico (MISE) approvi il riconoscimento della Quota Ammortamenti anche ai Comuni o loro Società delle Reti, così come dal MISE stesso formalmente richiesto all’AEEGSI, ente che regola la materia.
La quota di ammortamento - L'ulteriore riforma del servizio di distribuzione avviata nel 2011, tesa alla pubblicazione delle Gare Gas oggi in via di attuazione, prevede lo svolgimento in tutta Italia di gare pubbliche per l'assegnazione del servizio di distribuzione della durata di 12 anni, prevedendo fra gli oneri da riconoscere ai proprietari delle reti, oltre alla quota di remunerazione, anche la "quota ammortamento" sul valore dei beni affidati per lo svolgimento del servizio. Incomprensibilmente ed erroneamente (in base al Codice Civile) tale Quota Ammortamento non è riconosciuta dal Decreto Ministeriale 12 novembre 2011, n. 226 sulle Gare gas, nel caso in cui i beni siano di proprietà dei Comuni o delle Società delle Reti (soggetti di Diritto privato partecipati dai Comuni). Tale riconoscimento è oggi ingiustamente previsto solo per i beni (le reti) delle Società private e delle Utility.
La dimenticanza del MISE - Unica Reti non riesce ad avere risposta sui motivi di questa "dimenticanza", nonostante ripetute dettagliate segnalazioni e le assicurazioni di interessamento e di celere soluzione della questione avute da esponenti governativi, che portò ad una comunicazione del MISE all'AEEGSI con la quale chiedeva di correggere il Contratto di Servizio tipo al fine di ovviare al mancato riconoscimento degli Ammortamenti a favore di enti locali e Società delle Reti.
La stessa AEEGSI, che ha disegnato il sistema tariffario da applicare al sistema nazionale del gas ridefinito dalle gare d'ambito, è intervenuta con propria Delibera del novembre 2014, recependo favorevolmente le indicazioni ricevute dallo stesso MISE, che da quella data non ha però più dato seguito a quanto da esso stesso richiesto.
Secondo i calcoli di Unica Reti, la quota ammortamento spettante ai 23 Comuni di Forlì-Cesena, ammonta a circa 5 milioni all'anno, che moltiplicata per i 12 anni di concessione arriva a circa 60 milioni.
Nel caso non fosse attribuita ai proprietari dei beni, la quota ammortamento resterebbe alle Società del Gas che vinceranno le gare, determinando un ingiustificato arricchimento a loro favore, aumentando gli introiti dalle tariffe pagate dai cittadini, a danno delle municipalità e dei beni pubblici.
La disparità di trattamento sullo stesso cespite tra Società patrimoniali dei Comuni proprietari delle reti e Società di Distribuzione del Gas non trova quindi giustificazioni, come riconosciuto anche dall'Autorità per l'energia.