Utilitalia: i gestori idrici passati in poche ore dall’emergenza siccità alle alluvioni
Sono le parole del direttore Giordano Colarullo al convegno dell’International Water Association di Livorno dove si sono incontrati i maggiori esperti sui temi idrici
“Le nostre aziende sono passate dall’emergenza siccità a quella alluvioni nel giro di pochi giorni”: lo ha sottolineato Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia (l’associazione che riunisce le imprese di acqua ambiente e energia), durante il convegno internazionale sull’acqua dell’Iwa (International water association), che si è tenuto proprio a Livorno e nel corso del quale sono state discussi oltre 70 tra studi e ricerche, in 20 sessioni plenarie e con personalità provenienti da circa 30 Stati diversi, parte dei quali saranno presenti al Festival dell’acqua, a Bari dall’8 all’11 ottobre, proprio per parlare delle soluzioni da proporre quando ci si trova a dover gestire emergenze legate alla carenza idrica o all’abbondanza d’acqua.
“Dall’ultima analisi in nostro possesso emerge che è elevato il gap infrastrutturale del settore idrico italiano rispetto al contesto europeo - osserva Colarullo - : le reti hanno un elevato grado di vetustà, tanto che il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa; il 25% di queste supera anche i 50 anni. Inoltre, gli acquedotti presentano elevate perdite di reti: al Nord arrivano al 26%, al Centro al 46% e al Sud al 45%”.
“La logica in questo settore deve guardare alla qualità del servizio offerto all'utente finale, ai cittadini – mette in evidenza il direttore generale di Utilitalia – e questo dipende dalla qualità delle infrastrutture. Per una città è infatti fondamentale un buon equilibrio dell’assetto idrico, da un lato gli acquedotti, dall’altro la rete fognaria e la capacità di assorbire e rispondere a eventi meteo di forte intensità. Servono investimenti per 5 miliardi all’anno, cifra che sarebbe il minimo necessario per coprire il fabbisogno di infrastrutture del nostro Paese. Ora invece siamo a meno della metà”.
“Se vogliamo cambiare marcia e modernizzare il settore, e allo stesso tempo tutelare la risorsa puntando alla sostenibilità, è necessario investire avendo come obiettivo la sostenibilità e la resilienza delle infrastrutture - conclude Colarullo - : basti pensare al modo in cui i cambiamenti climatici stanno ormai lasciando il segno; e come dopo mesi di siccità si debba ora affrontare l’arrivo delle piogge. Sarebbe auspicabile in questa chiave una sorta di coordinamento tra i diversi settori, per esempio con l’agricoltura, per avere una regia omogenea sulle politiche, sia quelle più generali che quelle prettamente più industriali, da dedicare alla risorsa; i distretti potrebbero essere lo spazio ideale per mettere in pratica questo coordinamento. Dobbiamo esser pronti a saper gestire in modo intelligente tutte le condizioni provando a trarre vantaggi e a sfruttare le diverse opportunità”.