Allarme monumenti. Lo smog mangia marmi, bronzi e sculture
Le Agenzie europee dell’ambiente riunite per discutere di inquinamento dell’aria e di prevenzioni dalle catastrofi naturali. Il ministro Galletti: servono metodi inattaccabili per misurare gli impegni sul clima
Un recente studio condotto da Ispra in collaborazione con l'Istituto per la Conservazione e il Restauro dei Beni (Iscr) mostra che, solo a Roma, circa 3.600 monumenti di pietra calcarea e 60 opere di bronzo sono a rischio di deterioramento e che la perdita di materiale a causa dell'inquinamento dell'aria a Roma è stimato tra 5,2 e 5,9 micron l'anno per il marmo e tra 0,30 e 0,35 micron l'anno per il bronzo. Recentemente, uno studio eseguito su cinque monumenti inclusi nella World Heritage List dell'Unesco, situati in diverse città europee, ha evidenziato una diminuzione complessiva del deterioramento, pari al 50% negli ultimi 30 anni, a seguito di miglioramento della qualità dell'aria, facilitato dalla Convenzione Unece (United Nations Economic Commission for Europe) sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero.
L'impatto degli inquinanti atmosferici sui monumenti di valore storico-artistico, approfondito da un rappresentante dell'Ispra, è solo uno dei temi che è stato trattato nel corso dei due giorni dedicati alla 28ma riunione plenaria dell'Epa (Environment Protection Agencies) Network, la rete europea che riunisce i direttori delle agenzie nazionali per la protezione dell'ambiente e delle istituzioni pubbliche equivalenti. Gli altri argomenti discussi nel corso delle due giornate sono le modalità con cui le agenzie ambientali europee possono sostenere le Nazioni Unite per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals), le differenze tra il monitoraggio ambientale a livello nazionale e quello internazionale, lo sviluppo e le metodologie per il sistema di monitoraggio e reporting ambientale.
L'incontro, presieduto dal direttore generale dell'Ispra Stefano Laporta, è organizzato dall'Ispra e si tiene alla presenza di 30 organizzazioni ambientali di tutta Europa, del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, del vicesindaco di Roma Luca Bergamo e del direttore generale per l'ambiente della Commissione Europea Daniel Calleja Crespo.
"Le Agenzie europee per la protezione dell'Ambiente hanno un compito fondamentale nell'attuazione delle politiche green del futuro. Il lavoro più complesso che spetta loro è definire meccanismi di misurazione degli impegni degli Stati per raggiungere gli obiettivi ambientali concordati alla Cop21", ha detto il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. "A Parigi si è proceduto con la definizione di obiettivi dal basso, cioè dalle scelte autonome di ciascun Paese che definisce i suoi contributi nazionali. Questo richiede uno sforzo attuativo di carattere scientifico: occorre dunque individuare metodi inattaccabili per rendere comparabili azioni e interventi molto diversi, misurare progressi e battute d'arresto. Compito delle agenzie è svolgere ricerca ambientale innovativa e anticipatoria. Epa Network, con le nostre agenzie per la protezione dell'ambiente, potrà dare un contributo decisivo, confermando la leadership europea nell'impegno per la tutela delle risorse naturali del pianeta".
Altro tema discusso è stato il ruolo delle Agenzie rispetto alla riduzione dei rischi legati ai disastri naturali (terremoti, incendi, frane, alluvioni) in relazione agli obiettivi di sviluppo sostenibile e alle misure che possono contribuire alla implementazione e al raggiungimento di tali obiettivi.
In Italia nel 2016 abbiamo assistito a 4.793 incendi che hanno interessato 47.929 ettari di superficie, di cui il 45% costituita da boschi, +15% di superficie percorsa da incendi rispetto al 2015 (Fonte: Corpo Forestale dello Stato). Per ciò che riguarda frane e alluvioni, le aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata ammontano a 23.929 km2, pari al 7,9% del territorio nazionale. La superficie complessiva delle aree a minore pericolosità e le aree di attenzione per frana è invece pari a 58.275 km2 (19,3% del territorio nazionale). Le aree a pericolosità idraulica media, ossia le aree che possono essere inondate con tempo di ritorno fra 100 e 200 anni, ammontano a 24.411 km2 (8,1% del territorio nazionale). La popolazione a rischio frane e alluvioni è pari a 7.146.923 abitanti, dei quali oltre 1 milione vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e quasi 6 milioni in zone a pericolosità idraulica media. (Fonte: Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio, Ispra)
Istituita nel 2003, l'Epa Network si è man mano allargata fino a includere i capi delle agenzie ambientali dei Paesi Ue e non-Ue (tra cui Svizzera, Norvegia e diversi Paesi balcanici). Il network opera in stretta cooperazione con la direzione generale Ambiente della Commissione Europea e con altre reti.
Un video per saperne di più.