Animalìe. La triste storia della cucciola di foca morta in Puglia
Come comportarsi in caso di avvistamento. Debole e malato, l’animaletto non è sopravvissuto
A fine gennaio una giovane esemplare di Foca monaca del Mediterraneo (Monachus monachus) è stata avvistata lungo le coste della provincia di Brindisi a Torre San Gennaro, comune Torchiarolo. Pochi giorni dopo essere stata raccolta e curata, la cucciola di foca è morta.
Una specie protetta
Si tratta di uno dei mammiferi marini più minacciati, infatti la sua popolazione complessiva è stimata intorno a 700 esemplari distribuiti tra le coste del Sahara atlantico e delle isole Desertas e le principali colonie riproduttive situate in Grecia, Turchia e Cipro.
La foca monaca è una delle specie protette dalla legge italiana che ne vieta l’uccisione, la cattura, ed il disturbo. In caso di un avvistamento, va ricordato che un comportamento rispettoso delle esigenze di un animale selvatico è l’azione più adeguata da compiere per salvaguardare la fauna selvatica.
Come comportarsi
È quindi necessario adottare alcune buone prassi in caso di avvistamento, quali: ridurre immediatamente ogni potenziale disturbo generato dalla vicinanza umana all’esemplare ed allertare immediatamente le autorità marittime competenti (Capitaneria di Porto – tel. 1530), segnalando l’evento e continuando ad osservare l’esemplare, annotando il comportamento ed i dettagli fisici dell’esemplare avvistato; in ambiente emerso (spiaggia o roccia) è fondamentale mantenere una distanza di sicurezza dall’esemplare per evitare di disturbarlo ed allontanarlo dal sito in cui sta riposando; mantenere il massimo silenzio ed allontanarsi lentamente evitando movimenti bruschi che possano spaventare l’esemplare, fino a raggiungere una distanza di sicurezza di almeno 50 metri di raggio intorno all’esemplare;
evitare il contatto fisico con l’esemplare e il lancio di oggetti, fare richiami vocali o generare rumore in vicinanza di una foca che rappresentano motivo di disturbo e di stress per l’esemplare; evitare di introdurre gli animali domestici nei luoghi frequentati dalle foche poiché potrebbero essere portatori di malattie per le foche e comprometterne la salute; in mare, occorre spegnere subito i motori dell’imbarcazione, mantenere il silenzio, e aspettare che l’animale continui il proprio percorso senza ostruirlo. Le foche, incuriosite, possono avvicinarsi ai natanti, ai subacquei ed alle imbarcazioni, ma in nessun caso devono essere disturbate, molestate e inseguite sia in acqua sia a terra; durante una nuotata o un’immersione, allontanarsi lentamente per non disturbare l’animale. Qualora l’avvistamento dovesse verificarsi all’interno di una grotta, è importante allontanarsi in silenzio, evitando movimenti bruschi e mantenendosi vicino alle pareti senza ostruire il passaggio acquatico; non tentare di avvicinare una foca monaca con il suo cucciolo: lo stress provocato dalla vicinanza umana potrebbe provocare l’abbandono del cucciolo e mettere a rischio la sua sopravvivenza. Il disturbo al sito di riproduzione potrebbe indurre la femmina ad abbandonare quel luogo negli anni successivi.
Il ritrovamento
Questa, in sintesi, la storia e la sua evoluzione: nella mattinata del 27 gennaio, a seguito di una segnalazione, un gruppo di intervento Ispra/Arpa Puglia, coadiuvato da personale specializzato nell'intervento veterinario su questo gruppo di animali della stazione zoologica di Napoli, è intervenuto sul posto.
Erano diversi decenni che non si avevano prove documentate di un esemplare così giovane in Italia e per questo il ritrovamento riveste particolare importanza: per monitorare questo fenomeno e garantire un’efficace collaborazione tra le Istituzioni presenti sul territorio, è stato attivato un coordinamento tra ISPRA, Arpa Puglia, Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera e Carabinieri Forestali. La zona era stata presidiata dalle autorità competenti della Guardia Costiera, dai Carabinieri Forestali e delle Forze dell'Ordine locali.
Le condizioni dell’animale
L'esemplare si presentava in stato emaciato, letargico (bassa reattività agli stimoli), dispnoico (difficoltà nella respirazione), anemico ed apatico. Sono stati immediatamente effettuati esami ematochimici e tamponi microbiologici, sempre alla presenza dei veterinari Asl e dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale competenti. Sono stati somministrati antibiotico di copertura ed idratazione; il cucciolo ha continuato a respirare affannosamente e, nonostante le prime cure somministrate, durante le prime ore del 28 gennaio l'esemplare è deceduto. Sono state informate le Autorità sanitarie e le Forze dell'Ordine competenti; sono seguite le indagini necroscopiche presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale. L'esemplare è stato analizzato in maniera conservativa, evitando cioè di danneggiare scheletro e pelliccia, per consentirne poi l'esposizione, per fini didattico-scientifici, al Museo di competenza sul territorio.
L’autopsia
Nell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZS) di Foggia sono iniziate le analisi necroscopiche sull'esemplare di cucciola di Foca monaca (Monachus monachus) ritrovata nel brindisino e morta il 28 gennaio. Le indagini sono state effettuate dai patologi veterinari dello stesso Istituto, del CREDIMA (Centro di Referenza Nazionale per la Diagnostica dei Mammiferi Marini), del CERT (Cetacean stranding emergency response team) dell'Università di Padova e dell'IZS di Teramo, insieme al personale specializzato dell'ISPRA e della Stazione Zoologica Anton Dohrn che era intervenuto il giorno precedente. L'esame, effettuato applicando protocolli internazionali, ha evidenziato un generale stato di debilitazione dell'animale, con compromissione del sistema immunitario, unito ad un quadro infiammatorio delle vie respiratorie. Presente anche un'importante parassitosi intestinale. Sono stati prelevati e conservati tessuti utili ad identificare l'esatta causa della morte. Gli esami, che prevedono complesse analisi di laboratorio, si concluderanno nei prossimi due mesi.