In breve. I lupi nella lotta contro gli antibiotici, polemiche fra climatologi e altre notizie
Si cercherà di capire se i batteri resistenti agli antibiotici contaminano anche gli animali selvatici. La Lav ancora sugli orsi trentini
Il lupo contro gli antibiotici
Il recupero e la riabilitazione di esemplari di lupo nelle aree protette possono essere un utile strumento per acquisire dati riguardo alla contaminazione ambientale da antibiotico resistenza e dunque per tutelare la salute dell'uomo. È quanto emerge da un nuovo lavoro che, pubblicato sulla rivista scientifica "Antibiotics", mette in risalto le attività del Wildlife Research Center del Parco Nazionale della Maiella e del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università di Teramo. L'antibiotico resistenza è una delle questioni all'attenzione dell'Organizzazione mondiale della Sanità; grazie ai risultati di questo studio, simile a quello già svolto sul camoscio che vive nelle stesse aree, la specie lupo appenninico ora potrà essere considerata un'ottima sentinella a tutela della salute dell'uomo e dell'ambiente. Tra le indagini condotte, sottolinea la professoressa Cristina Di Francesco dell'Università di Teramo, vi sono quelle relative alla presenza di batteri resistenti agli antibiotici.
La Lav torna sugli orsi trentini
Diminuire il numero di orsi sul territorio non comporta alcuna ricaduta sulla sicurezza dei cittadini, secondo Massimo Vitturi, responsabile animali selvatici della Lav Lega Anti Vivisezionista. A parere di Vitturi, “catturare orsi a casaccio non contribuisce certo a incrementare la sicurezza dei cittadini, anzi la diminuisce. Le continue interazioni con le persone e la pressione a cui saranno sottoposti gli animali, non farà altro che indurli a spostarsi in zone prima non frequentate, come aree urbane, strade o altre zone antropizzate”.
Cambiamento climatico, polemiche fra scienziati
Molta eco ha avuto nel mondo scientifico lo studio di 14 scienziati internazionali intitolato “Limited net role for climate change in heavy spring rainfall in Emilia-Romagna” (https://spiral.imperial.ac.uk/handle...) pubblicato sul sito del World Weather Attribution. Secondo i 16 scienziati Clair Barnes, Davide Faranda, Erika Coppola, Federico Grazzini, Mariam Zachariah, Chen Lu, Joyce Kimutai, Izidine Pinto, Carolina Marghidan Pereira, Sayanti Sengupta, Maja Vahlberg, Roop Singh, Dorothy Heinrich e Friederike E. L. Otto, i quali formano un un gruppo di ricerca che da anni studia il legame fra eventi meteorologici estremi ed il cambiamento climatico, lo studio non evidenza un legame significativo fra il cambiamento climatico globale e le alluvioni dell’Emilia-Romagna in maggio. Un gruppo di scienziati italiani invece sostiene che vi è una correlazione, e ha risposto analizzando lo studio del gruppo internazionale. Gli italiani Stefano Tibaldi, Vittorio Marletto, Luca Lombroso, Claudio Cassardo e Stefano Caserini nel documento nel documento https://www.climalteranti.it/2023/06... affermano che lo studio internazionale ha usato una metodologia rapida e semplificata, inadatta al contesto, e non ha rilevato una connessione statistica tra cambiamento climatico e le precipitazioni cadute in una parte dell’Emilia-Romagna; “ma non ha certo dimostrato che questo legame non esista”.