Il clima e il metano. L’Onu: è urgente tagliare le dispersioni di gas. Ma intanto la Cina…
Lo scorso anno, nonostante lo stop produttivo per la pandemia del Covid-19, le emissioni nette della Cina sono aumentate di circa l'1,7%, mentre sono diminuite in quasi tutti gli altri Paesi
Le emissioni fuggitive di metano che si disperdono da pozzi mal gestiti, da flange e guarnizioni in cattive condizioni, da impianti industriali e gasdotti sono un fattore importante dei gas serra. Le emissioni di metano causate dall'uomo possono essere ridotte fino al 45% in questo decennio, ed eviterebbero quasi 0,3 gradi centigradi di riscaldamento globale entro il 2045, portandoci più vicino all'obiettivo dell'Accordo di Parigi sul clima di limitare l'aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi. La valutazione sul metano a livello globale è stata pubblicata dalla Climate and Clean Air Coalition (Ccac) e dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) e, per la prima volta, integra i costi dell'inquinamento climatico e atmosferico e i benefici della mitigazione del metano.
L’effetto del metano
Il metano è un gas serra estremamente potente, responsabile di circa il 30% del riscaldamento sin dai tempi preindustriali, rileva il Programma ambiente delle Nazioni unite, secondo cui "la buona notizia è che, a differenza della CO2 che rimane nell'atmosfera per centinaia di anni, il metano inizia a degradarsi rapidamente, con la maggior parte di esso che scompare dopo dieci anni". Il rapporto rileva che la maggior parte delle emissioni di metano causate dall'uomo proviene da tre settori: combustibili fossili, rifiuti e agricoltura.
Aumentano le emissioni
Nonostante la crisi economica indotta dalla pandemia da Covid-19 nel 2020, che ha impedito un altro anno record per le emissioni di anidride carbonica (CO2), osserva l'Unep, la quantità di metano nell'atmosfera ha raggiunto livelli record secondo i dati recentemente diffusi dalla United States National Oceanic and Atmospheric Administration ( NOAA).
Chi emette di più
Nel settore dei combustibili fossili l'estrazione, la lavorazione e la distribuzione di petrolio e gas rappresentano il 23% e l'estrazione del carbone rappresenta il 12% delle emissioni; nel settore dei rifiuti, le discariche e le acque reflue rappresentano circa il 20% delle emissioni; nel settore agricolo, le emissioni di bestiame rappresentano circa il 32% e la coltivazione del riso l'8%.
Aumentano le emissioni cinesi
Le emissioni cinesi di sei gas che intrappolano il calore, come anidride carbonica, metano e protossido di azoto, sono salite fino a 14,09 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente nel 2019, superando il totale dei Paesi Ocse di circa 30 milioni di tonnellate, secondo i dati di Rhodium Group, un think tank basato a New York che fornisce stime e previsioni sulle emissioni globali attraverso ClimateDeck, una partnership con Breakthrough Energy, iniziativa fondata da Bill Gates. L'enorme portata dei gas serra di Pechino evidenzia l'importanza della spinta di Xi a raggiungere il picco delle emissioni di carbonio prima del 2030 e poi la neutralità entro il 2060. Tuttavia, la Cina ha anche la popolazione più numerosa del mondo, quindi le emissioni pro capite restano molto inferiori a quelle degli Stati Uniti. E su base storica, i Paesi Ocse sono ancora i maggiori responsabili del riscaldamento del pianeta, avendo diffuso nell'atmosfera gas serra quattro volte più della Cina a partire dal 1750.
I dati della CO2
Il paradosso è che lo scorso anno, malgrado lo stop produttivo per la pandemia del Covid-19, le emissioni nette della Cina sono aumentate di circa l'1,7% quando sono diminuite in quasi tutti gli altri Paesi, in base alle stime di Rhodium. Il taglio delle emissioni di carbonio è una delle poche aree su cui Usa e Cina hanno accettato di cooperare. Biden ha promesso il taglio delle emissioni americane dal 50% al 52% entro il 2030, più che raddoppiando il precedente impegno ai sensi dell'accordo sul clima di Parigi del 2015.