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È clima o meteo? La siccità colpisce il Nord; dighe a secco anche al Centro

where Milano when Lun, 13/09/2021 who roberto

Osservatorio Anbi sulle risorse idriche. Cresce il rischio desertificazione lungo la dorsale adriatica: invasi di Abruzzo e Molise senza acqua

Il fiume Tanaro, in Piemontesiccita-tanaro-piemonte.jpg, ridotto a un greto sassoso e asciutto, i rifugi alpini chiudono per mancanza di acqua. Da Nord a Sud d’Italia stanno virando verso una conclamata aridità territori finora caratterizzati da piogge “a macchia di leopardo” e sempre più rade. Così anche il Molise, finora considerato un’oasi del Centro-Sud Italia, si scopre siccitoso con la diga del Liscione, a Guardalfiera, che segna livelli inferiori di oltre 2 metri a quanto fatto registrate nel 2017, anch’esso caratterizzato da forte siccità (fonte Molise Acque: 2017, metri 111,54; 2021, metri  109,29).
 
Abruzzo e Marche
Non va meglio nel confinante Abruzzo, dove è stato sospeso il servizio irriguo dalla diga di Penne per esaurimento della disponibilità d’acqua (contiene solo 0,6 milioni di metri cubi contro una capacità di 8,8 milioni di metri cubi). Risalendo la dorsale adriatica, nelle Marche le dighe trattengono volumi idrici, inferiori di circa 10 milioni di metri cubi alla media degli ultimi 5 anni; anche i fiumi della regione non segnalano significativi miglioramenti nelle portate, ma anzi il Sentino segna il record negativo, scendendo a -40 centimetri sullo zero idrometrico (fonte: Protezione Civile Marche).
 
Romagna e Toscana
Le zone costiere della siccitosa Romagna sono ormai vicinissime alla zona rossa per l’assenza di precipitazioni, dove entreranno probabilmente già dalla settimana prossima. In Emilia, i corsi d’acqua minori si mantengono su livelli bassi, mentre i fiumi Trebbia e Taro sono addirittura “a secco” dalla terza decade di agosto (portata: 0); anche l’Enza è sotto il minimo storico mensile, mentre le dighe del Molato e di Mignano, nel piacentino, sono in media con l’anno scorso.
Altra regione in sofferenza è la Toscana, dove i fiumi sono tutti sotto media, con Serchio e Ombrone che hanno livelli ben al di sotto del Deflusso Minimo Vitale.
Anche in Umbria le precipitazioni, seguendo un’alternanza annuale, sono inferiori alla media e la diga di Maroggia è ai livelli minimi.
 
Il Po, il Piemonte, il Veneto
Al Nord, il fiume Po è in regime di magra ordinaria, anche se ci sono portate dimezzate sia rispetto alla media storica che all’anno scorso; tra gli altri fiumi piemontesi (tutti con portate inferiori allo scorso anno), va segnalato il Tanaro che, pur in leggera ripresa, ha una portata ridotta a meno del 30% sul livello 2020. Secondo l’indice SPI (Standardized Precipitation Index) di agosto, si rileva una siccità estrema per tutta la fascia centro orientale della regione (fonte: Arpa Piemonte).  In controtendenza sono le abbondanti portate della Dora Baltea in Valle d’Aosta (mc/sec 70,20 contro una media settembrina di 10 metri cubi al secondo)
 
I grandi laghi
Per quanto riguarda i grandi bacini settentrionali, sono tutti in decrescita stagionale (solo il Garda si mantiene sopra media ed il bacino artificiale d’Idro è sceso all’11,4% della disponibilità); dal calo dei livelli del lago di Como consegue la perdita di portata del fiume Adda in Lombardia, dove sono stati significativamente ridotti anche i prelievi dal lago Maggiore.
In Veneto, si segnalano un record negativo nel livello del fiume Adige (solo nel 2015 registrò una portata inferiore in questo periodo) e -20% di precipitazioni in agosto (fonte A.R.P.A.V.).
“Il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche conferma la gravità dei fenomeni siccitosi sul Centro-Nord Italia: durante questa estate e il perdurare della carenza di significative precipitazioni sta creando seri problemi di approvvigionamento idrico specialmente nelle regioni adriatiche” commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

Sud e Isole
Scendendo al Centro-Sud, nel Lazio, i fiumi Liri e Sacco segnano invece le migliori performance dal 2018.
In Campania, le portate dei fiumi Sele, Volturno e Garigliano risultano in aumento, mentre sono stabili quelle del Sarno nel tratto medio. I volumi del lago di Conza della Campania e degli invasi del Cilento risultano in calo, ma con riserve elevate (fonti: Regione Campania, Centro Funzionale Protezione Civile ed Ente per l’Irrigazione di Puglia Lucania e Irpinia).
I bacini appulo-lucani, che l’anno scorso erano in forte crisi di approvvigionamento, continuano a servire efficientemente gli utenti irrigatori (le dighe della Basilicata trattengono ancora quasi 296 milioni di metri cubi d’acqua, mentre quelle pugliesi oltre 115 milioni). Gli invasi della Sicilia registrano invece i dati peggiori dal 2010.  In Sardegna, infine, la situazione degli invasi è leggermente migliore dell’anno scorso, ma la tendenza è alla diminuzione dall’inizio del decennio: si è passati dagli oltre 1400 milioni di metri cubi dell’Agosto 2010 ai meno di 1200 dell’Agosto di quest’anno.
 
Aumentare la resilienza
“Il quadro, che si delinea – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – conferma la crescente instabilità climatica sulla Penisola, di cui è prima vittima, l’agricoltura. La risposta sta solo nell’incremento della capacità di resilienza dei territori, anche adeguando e potenziando la rete idraulica del Paese. È necessario uscire dalla logica dell’emergenza, che costerà anche quest’anno milioni di euro all’economia nazionale. Trascorso il periodo più caldo dell’estate, i Consorzi di bonifica ed Irrigazione riprendono la stagione delle inaugurazioni di nuovi impianti, ma non basta: servono nuovi investimenti, utilizzando anche i fondi del Recovery Plan. ANBI – conclude il Presidente, Francesco Vincenzi – mette 858 progetti definitivi a disposizione del Paese: con un investimento di circa 4 miliardi e 339 milioni si garantirebbero oltre 21.000 posti di lavoro, oltre a migliorare la gestione idrica lungo l’intera Penisola.” “La risposta per incrementare la capacità di resilienza dei territori non può che essere duplice, pena forti ripercussioni sull’economia non solo agricola del Paese; è necessario, cioè, l’efficientamento e l’ampliamento della rete irrigua del Paese, ma contestualmente anche la realizzazione di nuovi invasi: dai mille laghetti del progetto congiunto con Coldiretti ai 23 nuovi bacini, che abbiamo proposto per essere inseriti nel P.N.R.R.” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

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