Commissione Ecomafie. Non è risolto il problema del disinquinamento da Pfas nel Veneto
Secondo i parlamentari, è necessario fissare un nuovo limite alla presenza di composti fluorurati nelle acque. L’azienda Miteni replica
"È ancora irrisolto il problema della bonifica" delle falde acquifere contaminate da Pfas (acido perfluoroalchilico) in Veneto, e quindi "è necessario agire con urgenza, e adottare interventi per la piena operatività delle sorgenti". Lo ha detto la presidente della Commissione Ecomafie, Chiara Braga, dopo il voto unanime espresso alla "Relazione di aggiornamento sull'inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche in alcune aree della regione Veneto".
Braga ha aggiunto che "è necessario fissare un limite" nazionale di presenza di Pfas nelle acque, sollecitando quindi il ministero dell'Ambiente. Nelle conclusioni, la Commissione ricorda infatti che "i limiti di presenza di Pfas nelle acque sono stati definiti dalla normativa solo per alcuni di questi inquinanti, mentre per altri sono suggeriti dei parametri di qualità ambientali", ma non è noto se questi limiti "siano efficaci, sottostimati o sovrastimati".
Nell'aggiornamento della vicenda della contaminazione da Pfas che ha colpito una parte della regione Veneto, la commissione aveva già approvato un anno fa una prima relazione e ora ha approfondito altri elementi emersi recentemente.
In particolare si affronta la situazione della società Miteni, del sito inquinato e l'aspetto epidemiologico. Nel corso dell'inchiesta della Commissione, è emerso come "la società Miteni fosse assolutamente consapevole dell'inquinamento dei terreni e della falda fin dai primi anni '90, senza intervenire. Questa contaminazione è ancora in atto, con presenza prevalente presenza di Pfas, con la conseguente esposizione, che dura da anni, della popolazione dei 21 comuni della provincia di Vicenza, sia attraverso l'acqua delle falde che attraverso i prodotti agricoli".
Nella relazione la commissione prende atto di alcuni interventi della Regione Veneto, mentre rimane irrisolta la questione della bonifica, "i cui costi, ovviamente, sono a carico della società. È estremamente importante, quindi, agire con urgenza nei confronti della società, dato che senza bonifica il danno continua a perpetrarsi. È necessario - ha detto infine Braga - fissare i limiti dei Pfas, intervenendo sul testo unico ambientale".
L’azienda chimica vicentina Miteni, accusata della diffusione dei composti fluorurati, replica alle osservazioni di Chiara Braga. “Non si comprende come la relazione della commissione parlamentare possa scrivere che gli scarichi Miteni non vengono depurati. È evidente che non è vero e non ha alcun fondamento. Sopratutto perché poi nello stesso documento si affronta in modo dettagliato il processo di trattamento delle acque da parte dell'azienda. Il consorzio di bonifica Alto Vicentino Servizi campiona gli scarichi da sempre e ha tutti i dati puntuali che sono acquisiti e verificati da Arpav e da tutti gli Enti. Gli scarichi Miteni hanno sempre rispettato tutti i limiti imposti che ora sono gli stessi delle acque potabili. I dati sono anche pubblicati sul sito miteninforma.it e sul sito del Consorzio AVS. Questa relazione della commissione parlamentare ha evidenti errori e superficialità incomprensibili se arriva a ignorare l'evidenza documentata dagli stessi enti pubblici”.
Leggi la relazione della Commissione ecomafie