Continua il boom del cibo biologico. Fatturato a 2 miliardi
Export da 1,5 miliardi. Alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona focus su costi e opportunità. Progetti per il latte biologico. I progetti della Coop
Mercato in forte crescita, molto interesse e sostegno dalla grande distribuzione, remunerazioni superiori a quelle del comparto convenzionale. Non conosce battute d'arresto lo sviluppo dell'agricoltura biologica, alla quale oggi in molti guardano come una possibile valida alternativa a fronte delle difficoltà che opprimono il settore primario. Una prospettiva oggetto di diversi appuntamenti in programma alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona (26-29 ottobre), che nella mattina d'apertura affrontano il tema da due punti di osservazione. L'area Milk Village ospita il confronto su Latte bio: costi e opportunità, mentre in sala Monteverdi si parla di mercato, opportunità e limitazioni offerte dal mondo del biologico.
Una via di salvezza per il latte - Facile intuire come proprio sul versante del latte possano concentrasi le maggiori aspettative, dato che - nel caso del 'bio’ - il prezzo medio alla stalla è mediamente superiore del 28% rispetto a quello convenzionale; con un best price che può anche superare i cinquanta centesimi al litro. "Non c'è dubbio che quella del latte bio sia una strada da percorrere; sarebbe stupido non farlo soprattutto in Italia, dove c'è la possibilità di andarsi a prendere i 17 centesimi in più che Granarolo sta offrendo, ma anche di godere delle remunerazioni decisamente interessanti dei prodotti trasformati (è il caso del Parmigiano biologico e non solo)", puntualizza Paolo Parisini, presidente della Sezione agricoltura biologica di Confagricoltura. "Ancora oggi le prospettive sono molto buone pure in chiave di export; ma non si può certo passare dal convenzionale al bio solo per la speranza di raggranellare qualche soldo in più, o di aver trovato una facile scorciatoia. Bisogna fare una scelta ponderata e crederci; perché il biologico è più difficile e non si improvvisa. È conveniente a determinate condizioni e richiede la giusta mentalità. Però può dare grandi soddisfazioni economiche, anche in ambito zootecnico".
Cifre da record - Lo confermano la strategia della grande distribuzione, che a CremonaFiere declina anche il tema di una crescente attenzione alla sostenibilità (ne parlerà il brand manager di prodotto di Coop Italia, Vladimiro Adelmi), e i numeri presentati dal ministero e analizzati nei giorni scorsi da Federbio: la Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica, che interverrà con il suo consigliere delegato Roberto Pinton. "La netta tendenza 'al rialzò del bio è ben delineata", spiega Pinton. "Il 2015 si era chiuso con poco meno di 60.000 aziende attive, in aumento dell'8% rispetto al 2014; la superficie aveva raggiunto un milione e mezzo di ettari (il 12% per cento della sau nazionale), e la prima parte di quest'anno ha già fatto registrare una crescita molto più forte.
Fatturato di quasi due miliardi, export da 1,5 - Nella grande distribuzione, le vendite di prodotti biologici hanno raggiunto - tra il giugno 2015 e lo stesso mese del 2016 - un valore pari a 966 milioni; a questi vanno aggiunti gli oltre 800 milioni incassati dai circa 1.200 negozi specializzati, che offrono una quantità molto più elevata di referenze e possono contare su un pubblico fidelizzato e dalla maggiore disponibilità di spesa. Continua a prendere terreno la ristorazione commerciale, mentre nel giro di un anno l'export ha guadagnato il 15%, arrivando ad un fatturato di un miliardo e mezzo e conquistando sui mercati d'oltreconfine un peso largamente superiore a quello detenuto nel mercato interno. E i consumatori? Ormai più del 79% acquista con una certa frequenza, e consuma almeno una volta a settimana, prodotti biologici. Dato ovviamente in crescita. Tra gli scaffali della gdo, il prodotto bio più venduto sono le uova (+9,3%), nonostante costino l'80% in più di quelle convenzionali; seguite da composte e marmellate, gallette di riso soffiato (per quasi 60 milioni), frutta fresca confezionata e latte di soia. Il latte fresco - in realtà si tratta del microfiltrato 'dieci giornì - è al nono posto; fattura 30 milioni e ha visto aumentare le vendite del 5,7%, anche in questo caso in controtendenza rispetto a quanto accade al latte convenzionale. Mentre il latte di soia ha fatto segnare un vistoso più 21% nell'ultimo anno, 'incassandò oltre 41 milioni e trainando la crescita esponenziale delle bevande vegetali sostitutive del latte.
Scelta di sopravvivenza - Complessivamente, nelle categorie nelle quali è presente, il biologico vale nella gdo il 3,2% del mercato. Ma il latte fresco arriva al 5,95%, lo yogurt ai gusti fa segnare il 5,5% e quello bianco addirittura l'8,5%. E il fenomeno bio è in costante ascesa: perché il mercato attira, i psr aiutano e in alcune regioni avvantaggiano chi fa biologico; mentre la situazione non di rado drammatica dell'agricoltura convenzionale, schiacciata da prezzi fuori mercato e inferiori ai costi di produzione, spinge molti imprenditori alla scelta estrema fra provare la conversione a bio o chiudere l'azienda. A quel punto, può apparire una decisione obbligata.