Finanza verde. Allarme della Cerved: piccole imprese fuori dai grandi flussi finanziari
Presentato il Rapporto Italia Sostenibile 2021, la prima mappa data-driven che misura la sostenibilità economica, sociale e ambientale del Paese
La stagnazione dell’economia italiana degli ultimi decenni è il principale freno alla sostenibilità del Paese, che ha investito poco in servizi di welfare e nella tutela del territorio, mantenendo comunque buone performance, rispetto alle medie europee, in termini di emissioni di gas serra e di energia prodotta da fonti rinnovabili. La situazione all’interno della Penisola risulta molto differenziata, con un netto divario tra Nord e Sud dovuto a una forte correlazione tra la condizione economica dei territori e la sostenibilità sociale e ambientale, che rischia di ampliarsi ulteriormente per effetto del Covid. I crescenti flussi di finanza ESG, in cerca di progetti sostenibili, potrebbero finanziare la transizione digitale e ambientale e innescare una ripresa sostenibile: tuttavia, in Italia solo poche centinaia di imprese hanno la capacità di intercettare questi flussi e la massa di PMI rischia di rimanere ai margini.
È quanto emerge dal Rapporto Italia Sostenibile elaborato da Cerved, con l’obiettivo di misurare fragilità e punti di forza del Paese al fine di offrire un quadro di rifermento sistematico dell’impatto sostenibile degli investimenti pubblici e privati.
Il Rapporto presentato a Roma, è stato discusso dai responsabili delle principali imprese e istituzioni impegnate nella transizione sostenibile del Paese: Stefano Barrese, Responsabile Banca dei Territori di Intesa San Paolo, Silvia Candiani, Country General Manager di Microsoft Italia, Raffaele Jerusalmi, CEO di Borsa Italiana, Giovanni Sandri, Head of Country di Blackrock Italia, Marco Sesana, Country Manager e CEO di General Italia e Carlo Tamburi, Head of Country di Enel Italia, con la testimonianza di Maria Paola Chiesi, Shared Value & Sustainability Director del gruppo farmaceutico Chiesi, e con le conclusioni del Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Enrico Giovannini.
Il ritratto dell’Italia
Ecco i principali dati che emergono dal rapporto: Bolzano è la provincia più sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale, Milano è al vertice per sostenibilità economica. Netto divario fra il Nord e il Sud amplificato dall’emergenza pandemica: le province più povere del Mezzogiorno investono meno in servizi sociali e nella tutela del territorio. Rischio disoccupazione post-Covid al 17%: pesanti conseguenze sociali soprattutto nel Sud e in alcune aree turistiche del Nord, più colpite dalla pandemia. 65 miliardi di minori investimenti delle imprese nel 2020-21: necessario attrarre finanza ESG per innescare la ripresa attraverso la transizione digitale e sostenibile. Potenziale per i mini green bond di 7,2 miliardi di euro, ma oggi solo poche centinaia di grandi imprese misurano le loro performance ESG.
Un contributo al Paese
“Il Rapporto è il contributo che Cerved vuole dare al Paese – ha dichiarato Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato di Cerved Group – per stimolare un approccio data-driven ai problemi della sostenibilità. Stimiamo che, per effetto del Covid, il tasso di disoccupazione potrebbe arrivare al 17%, con effetti potenzialmente critici per le province che hanno sistemi sociali più deboli. Non parliamo solo del Sud, ma anche di alcune province come Rimini, Aosta, Imperia, Livorno, molto colpite dalla pandemia e con profili di sostenibilità sociale fragili”.
Le Pmi escluse dalla finanza verde
Secondo il Rapporto, a causa della pandemia potrebbero venire meno 65 miliardi di investimenti delle imprese nel 2020-21. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la finanza sostenibile potrebbero però innescare una ripresa orientata alla transizione verde e ai nuovi bisogni sociali. “La finanza ESG sta già veicolando grandi masse di fondi verso progetti sostenibili – prosegue Mignanelli – e la regolamentazione bancaria amplierà ancora di più la portata di questo fenomeno. L’Italia, con una struttura produttiva fatta di piccole imprese, fuori dai radar di questi investitori, rischia però di rimanerne ai margini: è necessario promuovere la rendicontazione ESG e prevedere incentivi a sostegno delle PMI, perché anche loro possano accedere a questi fondi”.
La mappa della sostenibilità
L’analisi elabora 280 indicatori per tutte le province italiane, che si aggregano in 20 criteri che, a loro volta, compongono gli indici di sostenibilità economica, sociale e ambientale, la cui sintesi è l’indice di sostenibilità generale. Prendendo in esame centinaia di variabili, il Rapporto evidenzia che gli interventi per migliorare la sostenibilità non possono prescindere dalle grandi differenze che caratterizzano il Paese.
Il rapporto rileva una forte eterogeneità nel territorio, con 17 province eccellenti, caratterizzate da un livello di sostenibilità elevato ed equilibrato (cluster della solidità), 22 province che viceversa evidenziano forti debolezze nelle tre dimensioni (cluster della fragilità), 28 province che hanno una priorità di sostenibilità economica, 12 con criticità sugli aspetti sociali e 26 province che hanno problemi soprattutto sul profilo ambientale.
La mappa conferma l’esistenza di un netto divario tra il Nord e il Sud del Paese, con una forte correlazione tra la dimensione economica e quella sociale e ambientale: le aree con un più robusto sistema produttivo delle regioni settentrionali riescono a garantire ai cittadini occupazione e redditi, con prestazioni di welfare migliori e maggiori investimenti nella tutela dell’ambiente e del territorio.
Bolzano, Milano e Bologna risultano le province italiane più sostenibili. La provincia di Bolzano occupa la prima posizione grazie a punteggi molto elevati nella propensione all’investimento e all’innovazione, nella solidità finanziaria delle imprese, nelle dinamiche occupazionali, nella distribuzione della ricchezza, nell’assistenza alle famiglie, nella condizione degli anziani, nella tutela del territorio e nella gestione del rischio idrogeologico.
Milano, al primo posto nella sostenibilità economica e al terzo in ambito sociale, vanta un sistema economico robusto e competitivo, con elevata propensione all’investimento e all’innovazione, alti livelli per trasformazione digitale, nella rete infrastrutturale, nel capitale umano e nella formazione. Bologna ha un sistema produttivo articolato e competitivo, buone infrastrutture, un mercato del lavoro dinamico e ottimi livelli di welfare, particolarmente nelle aree dei servizi alle famiglie e del capitale umano e formazione, con una buona capacità di contenimento della fragilità sociale.
Tra le province del Mezzogiorno, Pescara risulta la più sostenibile (al 29° posto a livello nazionale), grazie all’ottima performance in ambito ambientale (16°) e a livelli oltre la media nazionale nella sostenibilità sociale (47°), nonostante risultati non brillanti in termini di sostenibilità economica (65°).
Gli effetti della pandemia e il grado di resilienza delle province
La disponibilità di una mappa di sostenibilità economica, ambientale e sociale consente di valutare gli effetti di shock economici o di altra natura sul grado di resilienza delle singole province, sottoponendole a una sorta di “stress test” su un ampio spettro di indicatori.
Nel Rapporto un esempio è fornito dalle stime di impatto del Covid che Cerved ha condotto per valutare gli effetti dell’emergenza sanitaria su occupazione e investimenti delle imprese al 2021. Si stima una perdita di posti di lavoro che, in caso di ritardi nelle campagne vaccinali e di spesa dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, potrebbe arrivare fino a 1,9 milioni di lavoratori, con il tasso di disoccupazione che balzerebbe dal 10% al 17% entro la fine del 2021. Le province con maggiori perdite di lavoro sarebbero quelle turistiche e con una maggiore presenza di settori colpiti dal rallentamento del commercio internazionale. Il tasso di disoccupazione potrebbe raggiungere il 20% a Rimini, il 18% a Prato, il 15% a Venezia, Firenze, Aosta, Livorno, Milano.
Gli impatti sociali sarebbero ovunque consistenti, con differenze territoriali non trascurabili. A soffrire sarebbero soprattutto province del Mezzogiorno come Messina, Trapani, Vibo Valentia, Catanzaro, Sud Sardegna e Agrigento, già caratterizzate da indici di sostenibilità sociale molto bassi e con impatti sull’occupazione maggiori della media, ma anche zone turistiche e commerciali del Nord come Rimini, Aosta, Livorno, dove si stimano le peggiori perdite a livello nazionale.
Gli effetti della pandemia sulla disoccupazione potrebbero essere particolarmente gravi per la condizione giovanile nelle aree in cui si osserva già un elevato numero di ragazzi che non studiano e non lavorano (NEET), come Messina, Trapani, Sassari.
Gli investimenti delle imprese potrebbero ridursi di 65 miliardi di euro con conseguenze sulla sostenibilità del nostro Paese, in particolare per la capacità del sistema produttivo di contribuire alla doppia transizione, digitale e ambientale. Una crisi che potrebbe toccare soprattutto il Mezzogiorno, ampliando ulteriormente i divari relativi alla digitalizzazione, alla tutela del territorio, all’inquinamento. Combinando il livello di digitalizzazione con la riduzione degli investimenti delle imprese, è possibile individuare i territori in cui è necessario il maggiore supporto per avviare la transizione digitale: risultano critiche molte aree del Mezzogiorno come Messina, Agrigento, Caltanissetta, Trapani e Barletta.
Dal punto di vista della sostenibilità ambientale, le situazioni più critiche si potrebbero manifestare a Messina, L’Aquila, Trapani, Taranto e Crotone sul fronte della gestione delle scorie e dei rifiuti. A Vibo Valentia, Reggio Calabria, Catanzaro e Isernia potrebbero mancare le risorse per investimenti per rendere il territorio più sostenibile dal punto di vista idrogeologico e sismico. Infine, i divari nella riconversione energetica potrebbero ampliarsi in zone come Sassari, Agrigento, Trapani, Nuoro, Isernia e Campobasso.
Gli investimenti ESG per finanziare la crescita sostenibile delle imprese
Nuovi requisiti regolamentari, la crescente attenzione verso gli effetti del cambiamento climatico e degli impatti ambientali delle attività produttive hanno posto il tema della sostenibilità in cima alle agende di molte imprese e governi. La transizione verde è al centro della strategia di rilancio post-Covid dell’Unione Europea, che ha espresso l’ambizioso obiettivo di un continente a emissioni zero entro il 2050. In questo contesto, la finanza è uno strumento fondamentale, perché con i giusti incentivi può canalizzare le risorse verso progetti sostenibili.