Greenpeace vs Enel: il film sul carbone finisce in tribunale
L’azienda elettrica fa partire una denuncia contro ignoti: “Assurda l’accusa di strage, dobbiamo tutelare la nostra immagine”. Secondo il cortometraggio ambientalista, “Uno al giorno”, i fumi delle centrali a carbone causano nel nostro paese una morte prematura ogni 24 ore. Indagato il regista Calopresti
Greenpeace ha inviato a tutti i parlamentari il filmato sull’uso del carbone che “l’Enel vuole censurare” e per il quale sarebbe indagato il regista Mimmo Calopresti. Ad accompagnare la copia del film, una lettera in cui l’associazione chiede alle istituzioni “di farsi carico della condotta di un’azienda controllata dallo stato”.
Si tratta di un cortometraggio, “Uno al giorno”, che l’organizzazione ambientalista ha realizzato lo scorso autunno e su cui è scattata una denuncia contro ignoti. Greenpeace sostiene che nel corto vengono mostrati i danni legati alla produzione di elettricità col carbone. In particolare, nel film – a cui partecipano anche attori noti come Alessandro Haber, Pino Quartullo, Sandra Ceccarelli e Paolo Briguglia con la collaborazione dei Subsonica per le musiche – si parla degli “impatti sanitari ed economici”.
Secondo uno studio commissionato da Greenpeace, i fumi delle centrali a carbone dell’Enel causano nel nostro paese una morte prematura al giorno e circa 1,8 miliardi di euro di danni l’anno.
L'Enel, “Atto dovuto” – “Enel riconosce il diritto di critica e anche di satira, ma si vede costretta a tutelare la propria reputazione di fronte a un’assurda accusa di strage premeditata e continuata per il rispetto dovuto alle oltre 75mila persone che lavorano in azienda e alle decine di milioni di stakeholder del gruppo”. Così la compagnia elettrica risponde al film realizzato dall’associazione e motiva il ricorso alla denuncia.
“Le attività dell’azienda sono sottoposte alle norme e ai controlli delle istituzioni locali, nazionali e internazionali e si svolgono nel pieno rispetto delle leggi che tutelano l’ambiente e la salute – prosegue la nota dell’Enel. – I dati che diffonde Greenpeace non sono basati su un’effettiva analisi delle emissioni delle centrali termoelettriche italiane, ma estrapolazioni del tutto arbitrarie”.
“Accusiamo da tempo Enel per gli impatti del suo carbone – controbatte Andrea Boraschi, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace. – E in una delle volte in cui siamo stati trascinati in tribunale, la scorsa estate, la magistratura ha rigettato il ricorso dell’azienda e giudicato legittime le nostre accuse poiché fondate su dati veridici: il film di Calopresti nasce proprio da quella storica sentenza. Non molliamo”.