A Brindisi riparte il processo contro la centrale a carbone dell’Enel
Al via l’ammissione delle parti civili. La difesa ha chiesto l’esclusione delle associazioni ambientaliste
Ripreso a Brindisi il processo a carico di 13 dirigenti Enel e due imprenditori locali per la dispersione di polveri di carbone dal nastro trasportatore e dal
carbonile della centrale “Federico II” di Cerano. Si è discussa l’ammissione delle parti civili che nella scorsa udienza hanno presentato richiesta di costituzione. Altre quattro istanze sono andate ad aggiungersi a quelle presentate il 13 dicembre scorso – più di settanta – per conto di agricoltori che possiedono terreni nei pressi della centrale.
Il pubblico ministero che sostiene l’accusa, Giuseppe De Nozza, ha eccepito la correttezza del capo di imputazione indicato nella richiesta del Comune di Brindisi, ente che rischia quindi l’esclusione. Le difese, invece, hanno chiesto l’esclusione di tutte le associazioni ambientaliste e non, tra le quali Greenpeace, Wwf, Legambiente, Italia Nostra, Salute pubblica, No al Carbone, Federutenti e Medicina democratica.
Richiesta di risarcimento è stata presentata anche dalla Provincia di Brindisi, che aveva già quantificato il danno in 500 milioni di euro, e dai Comuni di San Pietro Vernotico, Torchiarolo e Trepuzzi (quest’ultimo della provincia di Lecce).