Le politiche dell’ambiente. I commenti degli ecologisti al Governo Draghi e al ministro Cingolani
Una carrellata di commenti alla Transizione ecologica
Gli Amici della Terra hanno mandato una lettera aperta della presidente Monica Tommasi a Mario Draghi. Scrive Tommasi: “Se l’esperienza dei Governi di questa legislatura ha visto elementi positivi nelle politiche energetico-ambientali (la scelta del superbonus e le risorse nel PNRR per l’efficientamento energetico di scuole e edifici pubblici), il bilancio complessivo, purtroppo, è negativo. In particolare: c’è stata una regressione nel diritto ambientale, con il proliferare di norme burocratiche (e ipergiustizialiste per i reati ambientali); si è assistito alla gestione autolesionistica del caso ILVA; la mancanza di investimenti nel sistema dei controlli ambientali (SNPA), nel settore dei rifiuti, si è visto il permanere del ruolo delle discariche e dell’esportazione; il blocco dell’attuazione della riforma dei servizi idrici, così come nell’incapacità di dotare il Paese di un sito per i rifiuti radioattivi; le politiche di mobilità sostenibile si sono limitate alla incentivazione delle tecnologie per la mobilità elettrica.”
Amici della terra, Enpa, Italia Nostra, Lipu, Mountain wilderness e Pro Natura con un comunicato congiunto: “Non è affatto chiaro come si intende che questa operazione avvenga. Se ad esempio prevedrà più funzioni per il Ministero dell’Ambiente o invece implicherà la fusione del Ministero dell’Ambiente con quello dello Sviluppo economico, con il rischio di schiacciamento delle tematiche ambientali e comunque di lunga impasse dovuta alle complicatissime pratiche amministrative da svolgere. Un quadro molto incerto, che preoccupa, tanto più alla luce della necessità di allocare rapidamente e bene le risorse del Recovery Plan e, soprattutto, di ripensare i suoi programmi, oggi gravemente carenti, quando non errati, sotto il profilo naturalistico, ambientale e paesaggistico in genere. La transizione ecologica è il grande impegno dell’Italia e dell’Europa dei prossimi decenni. Non si può commettere l'errore di impostarla male”.
Paolo Arrigoni, Lega: “Potremmo essere d'accordo sul Ministero per la transizione ecologica, ma dipende da cosa si vuole fare. Più che i titoli o le etichette ciò che conta sono le idee e i programmi, e solo in seconda istanza le persone. Non basta emulare gli spagnoli con l'istituzione del ministero, in ambito energetico è evidente che il sistema Paese ha bisogno di una sferzata con un governo che proponga una seria strategia di sviluppo in grado di rimuovere gli ostacoli burocratici per chi fa impresa e di velocizzare le procedure di autorizzazione. A dimostrarlo è il confronto tra i recenti risultati delle aste per gli incentivi FER in Italia e in Spagna, umiliante per il nostro Paese”.
Stefano Ciafani, presidente di Legambiente: “Quella di Roberto Cingolani al Ministero della Transizione ecologica è una nomina spiazzante, ma può essere interessante. Draghi ha tirato fuori un nome insospettabile, ma non è detto che le persone che conoscono bene i temi ambientali siano le migliori. È una scommessa fatta dal governo Draghi, siamo curiosi di vedere cosa Cingolani potrà fare su un ministero dell’Ambiente che così importante non è mai stato, visto che si occupa anche della partita energetica. È un esperto di innovazione tecnologica, uno dei pilastri su cui si reggerà la transizione”.
Michele Fina, Tes: “Alla denominazione del Ministero della Transizione Ecologica si aggiunga l’aggettivo Solidale, come nell’esperienza francese (Ministère de la Transition écologique et solidaire). Quando il nostro think tank fu fondato, circa tre anni fa, usò la formula di cui adesso tutti parlano e sottolineò l’urgenza di coniugare sostenibilità e coesione sociale. Oggi quel doppio principio, tutela dell’ambiente e protezione dei più deboli, è ancora più valido, e deve essere l’obiettivo e l’approccio del nuovo dicastero e nell'uso delle risorse del Next Generation EU”.
Monica Frassoni, co-presidente del Partito Verde Europeo: “Il ministero della Transizione Ecologica non è un super ministero che è stato annunciato, ma il vecchio ministero dell’Ambiente più Energia. Sarà nelle mani di un eminente scienziato esperto di innovazione, Roberto Cingolani, ma per nulla noto per le sue posizioni green. Coordinerà anche il gruppo che gestirà la transizione verde qualunque cosa significhi. Infatti, se vai a vedere un bel tweet di Giuseppe Onufrio direttore di Greenpeace Italia, ha detto su una pubblicazione ENI che le energie rinnovabili sono troppo care, è importante scendere a compromessi tra sostenibilità e crescita (!) e tutte le tecnologie , il gas compreso deve essere tenuto conto della transizione”.
Greenpeace: “Durante le consultazioni con le parti sociali di questo pomeriggio Greenpeace Italia ha consegnato al presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi il rapporto “Italia 1.5”, scenario di rivoluzione energetica – commissionato dall’organizzazione ambientalista all’Institute for Sustainable Future di Sydney (ISF) – all’insegna della transizione verso le rinnovabili e della totale decarbonizzazione del Paese. Un piano che permetterebbe all’Italia di rispettare l'Accordo di Parigi, diventando a emissioni zero, con vantaggi economici, occupazionali e di indipendenza energetica. Secondo il nostro studio “Italia 1.5”, infatti, con una rivoluzione energetica che punti con decisione alla totale decarbonizzazione del Paese e allo sviluppo delle rinnovabili, entro il 2030 in Italia si avrebbe la creazione di 163mila nuovi posti di lavoro: un aumento del 65 per cento circa dell’occupazione diretta nel settore energetico. Anche dal punto di vista economico la transizione potrebbe essere interamente finanziata grazie ai risparmi derivanti dalla mancata importazione di combustibili fossili al 2030. Un cambio sistemico, che condurrebbe a enormi vantaggi economici nei decenni a seguire”.
Congiuntamente Greenpeace Italia, Legambiente e Wwf Italia sono state ricevute da Mario Draghi: “L’incontro è stato un segnale importante sulla centralità delle politiche ambientali e climatiche. Ora serve allineare il Recovery Plan italiano al Green Deal europeo con obiettivi più ambiziosi, una nuova stagione di semplificazioni, partecipazione territoriale e controlli efficaci. Accogliamo con soddisfazione la conferma arrivata da Draghi sulla creazione del ministero della transizione ecologica che metterà al centro i temi ambientali”.
Rossella Muroni, LeU: “Finalmente la transizione ecologica è al centro del dibattito pubblico e dell'azione del Governo che sta nascendo. Mario Draghi ha ben chiaro come spendere i soldi dell’Europa e come allineare il nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza al Green Deal. Perché serve un ministero della transizione ecologica? Per avere una regia unitaria e coerente, per sbloccare gli iter autorizzativi necessari a liberare le potenzialità di rinnovabili, economia circolare, sviluppo sostenibile, a creare nuovo lavoro e nuova economia green, innovativa, equa e di qualità”.
Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia: “Partiamo male: il neoministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani un anno fa dichiarava alla rivista di Eni che il solare costa troppo e che inquina (con silicio e metallo) e che il gas è il male minore. È bene che si aggiorni e in fretta prima di iniziare la transizione…”.
Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e Qualenergia, twitta “Uno dei suoi compiti far ripartire la transizione energetica bloccata in Italia non dai prezzi delle rinnovabili ma delle autorizzazioni, poi agganciare l’industria italiana nei nuovi settori batterie, h2, fotocoltaico, bus elettrici”.
Verdi Italiani: “Per il bene dell’Italia, auspichiamo che Cingolani, direttore del dipartimento di tecnologia dell’azienda Leonardo, leader nella produzione ed esportazione di armi, possa avere le giuste competenze per guidare la necessaria transizione ecologica”.