Tutto quello che avresti sempre voluto sapere sull’olio di palma. Dati alla mano
I dati di consumo sul principale grasso usato nel mondo per la preparazione dei cibi
Il grasso che il corpo umano produce con maggiore abbondanza è l’acido palmitico, che si trova anche nel latte materno e nel latte dei mammiferi; viene prodotto anche dalle piante, come la palma da olio. L’olio di palma è il più comune grasso usato al mondo per la preparazione degli alimenti, e contro di esso si è scatenata una campagna che sostiene la pericolosità per la salute e il danno ambientale prodotto dalla coltura di palma da olio.
I consumi - Il nostro Paese è il secondo importatore continentale di questo grasso dopo i Paesi Bassi, con 1,7 milioni di tonnellate nel 2014, il 19% in più rispetto all'anno precedente. Circa due terzi dell'olio di palma importato in Italia è impiegato come combustibile nella produzione di energia o come materia prima per la produzione di biodiesel, mentre la percentuale rimanente è utilizzata dall'industria alimentare (il 21%, secondo Aidepi, l’associazione dell’industria pastaia e dolciaria), per la cosmetica (la produzione di sapone) e per l'igiene domestica e di mangimi animali.
Nutrizione - “Gli acidi grassi contenuti nell'olio di palma - spiega Sebastiano Banni, professore di Fisiologia molecolare all'università di Cagliari - sono solo una parte minoritaria di quelli assunti da ogni organismo all'interno di una dieta standard occidentale: molti altri prodotti contengono concentrazioni significative di acidi grassi e di acido palmitico, come i latticini e la carne rossa, e vengono assunte quotidianamente in quantitativi maggiori rispetto all'olio di palma. In tutto solo il 3% dell'acido palmitico che assumiamo viene dall'olio di palma”.
L'olio di palma è un grasso naturale che - evidenzia Epoa, European Palm Oil Alliance, piattaforma di discussione sugli aspetti nutrizionali legati all'utilizzo di olio di palma in ambito alimentare - presenta un rapporto bilanciato di acidi grassi saturi e monoinsaturi, ed è utilizzato nell'industria alimentare a partire dagli anni '90, quando ha cominciato a sostituire grassi parzialmente idrogenati e trans. Al confronto con altri oli e grassi di origine vegetale e animale, l'olio di palma presenta valori di acidi grassi saturi inferiori, ad esempio, rispetto all'olio di cocco e al burro, poiché non necessita di idrogenazione nella maggior parte degli usi alimentari, e essendo praticamente privo nella sua composizione di acidi grassi trans. Per questi motivi - secondo Epoa - un prodotto che sia palm oil free e dichiari che “non contiene olio di palma” è in realtà un messaggio estremamente non univoco per la salvaguardia della saluta del consumatore.
Il consumo medio di olio di palma in Italia “è stimato attorno a poco più di 2 grammi al giorno, mentre di olio di oliva ne consumiamo circa 40. Non esistono alimenti buoni o cattivi e non bisogna mai demonizzarne o esaltarne alcuno. È solo una questione di equilibrio fra diversi nutrienti”, afferma Sebastiano Banni, professore di Fisiologia molecolare all'università di Cagliari, intervenuto a Milano a un evento organizzato da Rspo, l’organizzazione promossa dal Wwf e dai consumatori industriali di olio di palma per sostenerne la certificazione ambientale, e dall’Epoa, European Palm Oil Alliance, piattaforma di discussione sugli aspetti nutrizionali legati all'utilizzo di olio di palma in ambito alimentare.
La certificazione ambientale Rspo - Affinché le colture abbiano un impatto ambientale favorevole c’è un modo per preservare l'ambiente, le foreste pluviali e l'habitat di numerose specie animali, garantendo allo stesso tempo un'equa remunerazione dei lavoratori e delle comunità locali: è l'olio di palma certificato Rspo (Roundtable on Sustainable Palm Oil), con uno standard di sostenibilità composto da 38 diversi parametri sociali, economici e ambientali. Secondo Rspo, la sostituzione massiva dell'olio di palma con altri oli vegetali a resa più bassa potrebbe causare - a parità di volumi prodotti - un maggiore consumo di suolo, mettendo ancor più a rischio le foreste del pianeta.
Rspo ha lanciato per il 2020 un obiettivo ambizioso ma raggiungibile: arrivare al consumo di 100% di olio di palma certificato sostenibile in Europa. Così facendo, infatti, i produttori sarebbero incentivati ad adottare pratiche di coltivazione più sostenibili e responsabili per non perdere una fetta di mercato sempre più significativa.
“Ovunque si parli di olio di palma - ha commentato Danielle Morley, della Rspo - si dice che fa male all'ambiente. Rspo sta invece lavorando per rendere compatibile la coltivazione della palma con la tutela ambientale l'indicazione obbligatoria dell'utilizzo di olio di palma nell'etichetta dei prodotti alimentari rappresenta un'opportunità da cogliere lungo l'intera catena di distribuzione per dare valore alla produzione sostenibile. Perché la sostenibilità è l'unica possibile soluzione all'impatto ambientale causato dalla coltivazione della palma da olio, e i consumatori italiani dovrebbero orientarsi verso l'acquisto di prodotti contenenti olio di palma certificato sostenibile”.
Ad oggi, la palma da olio contribuisce in maniera significativa a soddisfare la domanda globale di olio, garantendo una quota pari al 40% dei consumi mondiali. La domanda di olii e grassi vegetali è in continuo aumento da oltre dieci anni, a un tasso medio del 5% annuo. In confronto ad altre colture oleaginose, la palma da olio è quella che consente la maggiore resa per ettaro, superando da quattro a dieci volte altre colture quali colza, girasole e soia.
I piccoli produttori - Ad oggi oltre 12,5 milioni di tonnellate di olio di palma (il 20% del totale della produzione mondiale) sono prodotti in maniera sostenibile, coprendo circa 3,5 milioni di ettari di piantagioni. Punto di forza della certificazione Rspo è il ricorso a auditor indipendenti, che assicurano la certificazione del prodotto lungo l'intera filiera. Dal 2013 la Rspo ha creato un fondo per sostenere i piccoli coltivatori (Smallholder Support Fund) e finanziare i costi della certificazione di tante piccole aziende famigliari, rendendola gratuita. Il programma ha consentito la certificazione di 3.307 piccoli coltivatori in Indonesia, Malesia e Thailandia. Dal 2008 ad oggi la produzione di olio di palma sostenibile è cresciuta di oltre 18 volte, e ad oggi Rspo può contare su 2.271 membri distribuiti in 72 paesi in tutto il mondo.