L’Europa boccia il piano britannico sull’efficienza che puntava al taglio dell’Iva delle tecnologie
La legislazione UE prevede che l’Iva ridotta sia applicabile soltanto alla fornitura di beni e servizi per la costruzione o il rinnovamento di abitazioni nell’ambito di una politica sociale
La Corte di Giustizia Europea ha bocciato la riduzione della Vat (la nostra Iva) dal 20 al 5% prevista dal piano inglese che intende promuovere l’efficienza energetica nelle abitazioni private. Lo si legge su Qualenergia.it. La misura era contenuta nel programma del governo, il cosiddetto “Green deal” da 700 milioni di sterline complessivi per favorire, tra l’altro, l’installazione di nuove tecnologie in grado di sostituire quelle, obsolete e dispendiose, presenti in migliaia di abitazioni.
L’abbassamento dell’Iva riguardava parecchi beni: infissi, coibentazioni, pannelli solari, pompe di calore, piccole turbine eoliche e altri ancora. E l’Iva agevolata, secondo la Commissione e gli stessi giudici, cozzava contro la direttiva comunitaria in materia. Difatti, la legislazione UE prevede che l’Iva ridotta sia applicabile soltanto alla fornitura di beni e servizi per la costruzione o il rinnovamento di abitazioni nell’ambito di una politica sociale. Insomma, sarebbero ammessi unicamente gli interventi di edilizia popolare. A poco è valsa la spiegazione dei legali inglesi: una strategia votata alla riqualificazione degli immobili comporterebbe comunque dei vantaggi per la collettività.
Così, la Commissione Europea suggerisce di adottare la strada dei sussidi diretti o di detrazioni fiscali. Come l’Italia, che ha scelto proprio il sistema dei bonus (65% valido fino al 31 dicembre 2015) per le spese di riqualificazione energetica in edilizia.