Fukushima due anni dopo – Meno radioattività, ma in tre reattori la situazione è ancora critica
Un giornalista dell’Ansa ha potuto verificare con mano la messa in sicurezza e la ricostruzione della centrale nucleare di Tepco dopo lo tsunami dell’11 marzo 2011. Questo il racconto del tour
Sono passati due anni dal devastante sisma/tsunami avvenuto in Giappone l'11 marzo 2011, ma qualcosa sta cambiando. Un cronista dell’Ansa ha avuto la possibilità di visitare l’area (lo aveva già fatto nel 2012), verificando di persona lo stato dei lavori.
Il giornalista racconta che una prima buona notizia arriva già al J-Village, il centro di gestione della crisi nucleare di Fukushima: per entrare nell'impianto non c'è più bisogno di indossare la tuta di tyvek e gli altri accessori a isolamento totale.
“La radioattività è diminuita”, ha spiegato Hiro Hasegawa, uno dei manager della utility Tepco impegnati ad accompagnare il gruppo di giornalisti stranieri nell'impianto: a due anni dalla peggiore emergenza atomica dopo Cernobyl sono sufficienti una mascherina e due paia di guanti, uno di cotone e uno di lattice, oltre alle sovrascarpe di plastica. All'interno della struttura, gran parte degli edifici appaiono nuovi o rinnovati, mentre i 930 grandi contenitori di acqua contaminata si perdono a vista d'occhio. Avevano un potenziale di 260.000 metri cubi, ma ormai ne sono rimasti disponibili solo 60.000. Per evitare la continua produzione di liquido contaminato è in costruzione un enorme centro di filtraggio della Toshiba con 62 tipi di nuclidi.
Sorprendenti anche i lavori effettuati sui reattori: un cantiere in piena regola. Accanto al reattore n. 4 grandi gru lavorano al montaggio dello scheletro su cui sistemare l'argano per rimuovere dalla piscina in cui sono adesso le 1.500 barre di combustibile e metterle in sicurezza in un'altra vasca. Nei piani, le operazioni di svuotamento dovrebbero iniziare a fine anno e completarsi nell'arco dei 12 mesi.
Problemi più complessi presentano i reattori 1, 2 e 3, i cui nuclei si sono parzialmente fusi: il primo è coperto da una struttura di contenimento; il secondo non è esploso per le fughe di idrogeno ma è verosimile abbia gravi danni alla ciambella (torus) di raffreddamento sotto il nucleo; il terzo, infine, è quello nelle peggiori condizioni perché esploso e radioattivo a causa della miscela di uranio-plutonio (mox) usata. All'altezza
delle turbine del reattore 3 il dosimetro è a 1.710 microsievert/ora, quando a Tokyo la radioattività naturale è di appena 0,05 microsievert/ora, mentre alle spalle dei n. 1 e 2 si registra un altro picco di 1.070 microsievert/ora.
La situazione è “significativamente migliorata” nell'ultimo anno, pur tra sfide difficilissime per riportare la struttura in totale e definitiva sicurezza, spiega Takeshi Takahashi, alla guida dell'impianto da dicembre 2011, nell'edificio antisismico nel cuore della centrale. “Anche se siamo di fronte a compiti difficili, ci muoveremo verso il processo di
smantellamento della struttura”, stimato in almeno 30-40 anni.
La radioattività nel sito è diminuita grazie alla rimozione dei detriti e altri interventi di bonifica, aggiunge Takahashi, ma “il lavoro da fare è ancora tanto”.
La dose d'esposizione totale dei lavoratori a Fukushima, indicata in “sievert-uomo”, è di 60,1, pari a circa 4,4 volte i 14,9 del 2009 (i livelli ante incidente), ma decisamente meno
dei quasi 250 del 2011. Nel complesso, la dose di esposizione media dei circa 12.100 lavoratori che si sono avvicendati nel sito è stata di 4,6 millisievert tra aprile 2012 e gennaio 2013: le dosi massime sono di 100 millisievert in cinque anni e di 50 all'anno.