La Sicilia sarà mercato elettrico amministrato. Nel Ddl competitività prevista remunerazione fissa per la produzione
Il presidente della Commissione Industria del Senato Massimo Mucchetti ha inserito un emendamento che cancella il regime di concorrenza nella zona siciliana nella quale il prezzo dell’energia nel 2013 è stato superiore di ben 29 euro rispetto al resto d’Italia. Dura la reazione di Assoelettrica: “Stop alla liberalizzazione”
Il Governo ha deciso di abbassare il prezzo dell’energia in Sicilia che, come è noto, è molto più alto di quello delle altre regioni, per dare un sensibile e ulteriore contributo alla riduzione dei costi in bolletta. Per questo il presidente della Commissione Industria del Senato Massimo Mucchetti ha inserito un emendamento al ddl di conversione del decreto Competitività che è stato approvato dal Senato ed è ora in attesa del via libera definitivo alla Camera.
Il provvedimento comporterà una decisa svolta rispetto al passato perché da un regime di libera concorrenza determinato dalla borsa elettrica che funziona in virtù di contrattazioni, si passerà di fatto a un mercato “amministrato” in cui le centrali termoelettriche superiori a 50 MW dislocate in Sicilia - ad esclusione delle rinnovabili non programmabili - avranno l’obbligo di offerta sul mercato del giorno prima. La remunerazione verrà calcolata in base a un provvedimento dell’Autorità per l’energia emesso entro 60 giorni “seguendo il criterio di puntuale riconoscimento per singola unità produttiva dei costi variabili e dei costi fissi di natura operativa e di equa remunerazione del capitale netto residuo investito riconducibile alle stesse unità, in modo da assicurare la riduzione degli oneri per il sistema elettrico.” L’obiettivo del legislatore è chiaro: con tariffe regimentate si avrebbe un taglio degli extracosti e una rapida diminuzione del Prezzo Unico Nazionale, a differenza dei costi di dispacciamento che potrebbero aumentare. D’altro canto nel 2013 il prezzo zonale siciliano è stato superiore al prezzo medio nazionale di ben 29 euro, cioè pari al 46% in più, con extracosti per 600 milioni di euro, che hanno fatto salire il PUN di 2 euro.
E se molti pensano che questo provvedimento sia l’ennesimo regalo al termoelettrico, è bene sottolineare anche il duro intervento di Assoelettrica. “L'intervento proposto – si legge in una nota firmata dal presidente Chicco Testa - avrebbe l’effetto di eliminare le dinamiche concorrenziali in Sicilia tradendo in modo evidente il percorso di liberalizzazione e apertura al mercato del settore elettrico, avviato con la Direttiva Comunitaria 96/92/CEE così come l’affidamento degli operatori nazionali e internazionali che in tale mercato hanno effettuato rilevanti investimenti. Per tali ragioni, ove la misura divenisse legge, da una parte il conflitto con la disciplina comunitaria porterebbe con ogni probabilità all’apertura di una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese, dall’altra la lesione degli interessi degli investitori ingiustamente pregiudicati determinerebbe un contenzioso amministrativo articolato e diffuso”. Solo una strategia di “depistamento” o l’ammissione che l’ultima gallina dalle uova d’oro potrebbe non tornare all’ovile?
Il grosso degli impianti dell'isola è infatti riconducibile ad Enel, Erg ed Edipower, ma è vero che negli impianti siciliani hanno interessi quasi tutti i grandi operatori italiani. E per le rinnovabili, invece? Difficile dirlo. L'analista di eLeMeNS, Tommaso Barbetti su Qualenergia.it è pessimista. “L'effetto sarà una forte riduzione del mercato contendibile e un marcato abbassamento dei prezzi all'ingrosso, di cui risentiranno gli impianti non essenziali, cioè fondamentalmente quelli a fonti rinnovabili non programmabili”.