Terna/3 - Sardegna allo scontro per l’esclusione delle centrali non essenziali
Sull’isola si è pronti a dar battaglia, dopo cha la sola centrale Enel di Assemini è stata ritenuta essenziale per la sicurezza del sistema elettrico nazionale
La Regione Sardegna è pronta allo scontro con Governo e Autorità per l’energia dopo la decisione, resa nota da Terna, di includere la sola Centrale Enel di Assemini nei sette impianti di produzione di energia ritenuti essenziali per la sicurezza del sistema elettrico nazionale, escludendo gli altre impianti dell’isola.
A rischio duemila posti di lavoro - “Tutte le quattro centrali termoelettriche sarde, non solo quella di Assemini, devono continuare a produrre” rileva l'assessore dell'Industria, Maria Grazia Piras. Il regime di essenzialità è fondamentale per almeno quattro motivi: garantire il mantenimento dell'attuale sistema energetico, tutelare oltre duemila posti di lavoro, difendere l'apparato produttivo regionale e consentire una transizione non traumatica tra il vecchio modello energetico e quello nuovo che stiamo costruendo nel Piano energetico regionale”.
La vulnerabilità sarda - Negli ultimi anni, “l'assetto del sistema elettrico sardo è cambiato determinando condizioni di esercizio mutevoli e non prevedibili. Fenomeno che, data la condizione di insularità della Sardegna, ha reso il sistema energetico particolarmente vulnerabile e caratterizzato da criticità infrastrutturali nel sistema di trasmissione e distribuzione, più volte richiamate da Terna ed Enel”.
“La stessa Terna - sottolinea la titolare dell'Industria - sa bene che siamo l'unica regione italiana a non avere il metano, e questa Giunta sta facendo passi importanti per la metanizzazione dell'isola. A maggior ragione, dunque, riteniamo che la Sardegna non possa accettare in questo momento la decisione annunciata da Terna. In questi mesi le interlocuzioni con il Mise e Autorità per l'Energia non sono mai venute meno - conclude Piras -, ma adesso è arrivato il momento di sollevare il tenore del confronto”.
Sulla vicenda è intervenuta anche Confindustria, che ha chiesto un incontro con i sindacati, anch’essi molto preoccupati perché la questione dell’essenzialità e dell’interrompibilità riguarda tutte le imprese sarde, da nord a sud.