Descalzi: il petrolio salirà ancora, a 100 dollari negativo anche per noi
Per l’ad di Eni l’impennata dei prezzi danneggerà non solo i consumatori ma anche produttori, con un probabile ritorno al carbone
Le condizioni di mercato possono spingere verso prezzi ancor più sostenuti, ma se il petrolio toccasse quota 100 dollari al barile sarebbe negativo per tutti: non solo per i consumatori, ma anche i produttori, tra instabilità dei mercati e prevedibile impatto sui consumi. E a quei livelli molti tornerebbero al carbone. Così l'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi (nella foto), in un'intervista al Corriere della Sera.
Deficit di produzione - "L'anno scorso abbiamo avuto un deficit di produzione mondiale di circa 500 mila barili al giorno in media annua. Le sanzioni all'Iran potrebbero sottrarre altri 700 mila barili", spiega Descalzi. "L'America è ai limiti con la sua produzione e allora Trump aveva chiesto all'Opec di compensare aumentando l'offerta di greggio. L'organizzazione ha opposto un rifiuto che ha fatto impennare i prezzi. Vedremo quale sarà la reazione dell'Opec se i prezzi punteranno ai 90 dollari".
Il business in Africa - Nell'intervista, Descalzi parla anche dell'accordo con l'Undp, il Programma di Sviluppo dell'Onu, per l'estensione dell'impegno dell'Eni nello sviluppo economico dell'Africa. "Da parecchi anni investiamo in 14 Paesi africani, dall'Angola alla Nigeria passando per Congo e Mozambico, con l'obiettivo di affiancare all'attività estrattiva programmi di sostegno delle economie e delle comunità locali", racconta il manager. "Fin qui abbiamo fatto tutto con le nostre risorse, salvo che nel Ghana dove c'è stato un contributo della Banca Mondiale. Il riconoscimento dell'Onu ci apre, ovviamente, orizzonti più vasti".