Federchimica, Puccioni: “Non possiamo più sostenere un gap del 30% sul costo dell’energia”
Il presidente, rieletto fino al 2017 nel corso dell’Assemblea annuale dell’industria chimica, ha detto che non è pensabile ridurre il costo dell'energia a carico delle piccole imprese a scapito dei grandi consumatori
“Il costo dell'energia è il più grave fattore di chiusura e delocalizzazione degli impianti chimici: le nostre imprese non possono sostenere un divario di costo del 30%, che si scarica su una marginalità in molti casi già compressa”. Così Cesare Puccioni, rieletto Presidente degli industriali chimici fino al 2017 nel corso dell’Assemblea annuale di Federchimica, ha analizzato le criticità sul fronte energetico. “Abbiamo cercato di compensare il gap competitivo grazie a un enorme sforzo sul fronte dell'efficienza energetica potendo contare su alcuni sgravi, peraltro presenti in tutti i Paesi europei, e intanto lo shale gas ha rivoluzionato lo scenario energetico, generando un significativo svantaggio di costo per l'Europa”
“Non è pensabile - ha aggiunto Puccioni - ridurre il costo dell'energia a carico delle piccole e medie imprese a scapito dei grandi consumatori. Significherebbe andare nella direzione opposta all’obiettivo di difendere gli investimenti in Italia e, possibilmente, attrarne di nuovi”.
Il presidente ha poi tracciato un quadro sul futuro dell’industria chimica che è “pronta a ripartire e a trainare la ripresa, come modello di sviluppo e fornitore di soluzioni irrinunciabili per l’innovazione tecnologica”.
Dal punto di vista ambientale due interventi sono a suo giudizio particolarmente urgenti per il settore: la gestione dei rifiuti e le bonifiche.
Il SISTRI, secondo Puccioni: “è un sistema di tracciabilità dei rifiuti pericolosi sconosciuto in tutti gli altri Paesi europei. In 5 anni 24 provvedimenti legislativi con innumerevoli modifiche, 7 rinvii e il sistema non è ancora pienamente funzionante. Va semplificato e corretto per essere reso applicabile, senza oneri aggiuntivi per le imprese. “In Italia - ha proseguito - è obbligatorio bonificare un terreno che in tutti gli altri Paesi europei è considerato normale. Le soglie sono, infatti, molto più basse, al punto che talvolta non esistono nemmeno strumentazioni adeguate per misurarle. E’ indispensabile facilitare le bonifiche invece di renderle inattuabili”.
L’industria chimica, nello specifico, “possiede un incredibile patrimonio di imprenditorialità, tecnologia, risorse umane, creatività, e ha resistito tenacemente alla crisi”. E alcuni dati forniti in effetti lo confermano: con il crollo di oltre il 20% del mercato interno, dal 2008 l’export è cresciuto a una velocità doppia rispetto alla media manifatturiera: +14% rispetto al +7%. Con un export di quasi 28 miliardi di euro, la chimica è diventata il secondo settore esportatore italiano, seconda soltanto alla meccanica strumentale. Inoltre, moltissime imprese chimiche sono fortemente orientate ai mercati esteri: il 37% delle imprese esporta più del 50% di quanto produce. Quasi tutti i gruppi italiani medio-grandi sono molto internazionalizzati: la loro quota di produzione all’estero è pari al 41% ed è cresciuta di ben 7 punti percentuali dal 2008; sono oltre 130 le imprese chimiche dotate di impianti di produzione all’estero, il 70% di queste sono PMI: segno che anche queste imprese hanno scelto la strada dell’internazionalizzazione produttiva. L’Italia è anche all’avanguardia tecnologica in un ambito di frontiera come la “chimica da fonti rinnovabili”, dove sono presenti imprese nazionali con rilevanti capacità di ricerca e di investimento.
“Anche l’Europa - ha infine rilevato il numero uno di Federchimica - ha assunto posizioni incomprensibili, per esempio sulla politica climatica, sull’ambiente e sulla salute pubblica. L’impianto istituzionale europeo è talmente complesso che si presta facilmente a togliere responsabilità a chi le norme le discute e, infine, le adotta. Se realmente vogliamo che il settore manifatturiero torni entro il 2020 a rappresentare il 20% del PIL europeo servono maggiore chiarezza, trasparenza e, soprattutto, consapevolezza del Legislatore europeo sulle implicazioni concrete di scelte politiche sbagliate”.
La Presidenza italiana del Consiglio dei Ministri UE che sta per iniziare potrà dare già una prima risposta e indirizzare le politiche europee future” - ha concluso Puccioni.
All’assemblea di Federchimica hanno preso parte Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea e Commissario per l’industria e l’imprenditoria, Maurizio Lupi, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia e Alberto Quadrio Curzio, Vicepresidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Ha concluso i lavori l’intervento di Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria.