Il no alla tassonomia. Per il CEP impossibile fermarla, serve un ricorso alla Corte di
Il think tank Centres for European Policy Network (CEP) individua la Corte di Giustizia come unico strumento per fermare legalmente la tassonomia
Se la Commissione europea adottasse ora l’atto delegato sulla tassonomia climatica dell’UE, sarebbe quasi impossibile fermarlo nell’ambito della procedura regolare prevista, perché né il Parlamento né il Consiglio avrebbero le maggioranze necessarie. L’unica opzione sarebbe allora quella di portare la questione dinanzi alla Corte di giustizia europea. A sostenerlo è il think tank Centres for European Policy Network (CEP) guidato dall'esperto giuridico del CEP, Götz Reichert, che, insieme all'economista del CEP Philipp Eckhard, ha analizzato in un apposito documento appena pubblicato il progetto di atto delegato presentato il 31 dicembre 2021 dalla Commissione europea sulla tassonomia climatica dell'UE, vale a dire l’elenco delle attività considerate sostenibili e dunque destinatarie di ingenti fondi pubblici e investimenti privati che vogliano definirsi green o sostenibili. Con quel testo, l’UE classificherebbe l'energia nucleare e il gas naturale come “ecosostenibili”.
Una doppia trappola
“Con la propria proposta di tassonomia verde relativa all’istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili, la Commissione si è cacciata in una doppia trappola: politicamente sulla questione di ciò che deve essere considerato ecologicamente sostenibile, giuridicamente sulla questione se effettivamente può essere autorizzata a decidere validamente su questo”, dice Eckhardt. Con il suo nuovo monopolio di fatto sulla tassonomia, contenuto in un regolamento approvato a metà del 2020 (UE 2020/852), la Commissione si è data il diritto di classificare le attività economiche come “ecosostenibili”.
Il ricorso alla Corte di Giustizia
Tuttavia, come dimostra l'attuale controversia, tale classificazione è ancora molto incerta, almeno per quanto riguarda l'energia nucleare e il gas naturale. E proprio perché la questione è molto controversa, un ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE) potrebbe avere successo, secondo gli esperti del CEP, perché in questo caso non si tratta solo di un atto tecnico integrativo di natura “non essenziale”. “La CGUE dovrebbe conseguentemente constatare che l'atto delegato viola la riserva di ‘essenzialità’ a favore del legislatore europeo ed è quindi da considerare nullo valutando sulla base dell'articolo 290 del TFUE”, sottolinea Reichert.
L’interrogazione di Rossella Muroni
Intanto, in Italia, la deputata di FacciamoECO Rossella Muroni ha presentato un’interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri per sapere in base a quale processo interno e a quali analisi scientifica e strategica è stato fornito il parere in merito alla tassonomia. “Nel parere inviato - dice Muroni - l’Italia chiede di alzare i limiti di emissione per gli impianti a gas, portando i 270 g di CO2 equivalente per kWh previsti nella proposta della Commissione Ue almeno a 340 grammi di CO2/kWh, e di prorogare al 2035 il regime transitorio prima dell’entrata in vigore delle soglie di emissione più stringenti. Il documento italiano, inoltre, non prevede l’eliminazione degli impianti a gas, ma solo l’uso massiccio dei meccanismi per la cattura del carbonio (Ccs). Peccato che non è mai stato deciso, almeno in Parlamento, di puntare sul Ccs come strumento strategico. Tanto più viste le fallimentari sperimentazioni sinora avute. Sul fronte del nucleare, invece, non si obietta nulla e si adotta una posizione neutrale che certo non dispiacerà alla Francia.
Il no di banca Etica
Anche Banca Etica si smarca dall’inserimento di gas e nucleare nella tassonomia. “Sin dal 2018 abbiamo accolto con favore il tentativo della Commissione UE di regolamentare finalmente quali investimenti possano definirsi davvero sostenibili, allo scopo di dare norme chiare a quello che era diventato un far west di società finanziarie e imprese che fanno a gara a vendere i propri prodotti come sostenibili senza alcuna analisi rigorosa e con pratiche spesso di vero greenwashing - dice Anna Fasano, presidente di Banca Etica - . Mai ci saremmo aspettati una soluzione finale così al ribasso, che inserisce tra le attività finanziabili anche gas e nucleare. Il nostro Gruppo continuerà a distinguersi con politiche di investimento più rigorose e selettive per portare un vero cambiamento nel sistema economico.
La versione integrale della pubblicazione in italiano: https://www.cepitalia.eu/fileadmin/u...