Il no alla transizione. Greenpeace protesta contro il CCS di Ravenna e contro il Governo pro-fossili
Al largo delle coste di Ravenna gli attivisti hanno esposto lo striscione “Basta bugie di ENI, nascondere la CO2 non salva il clima”
Gli attivisti di Greenpeace Italia sono entrati in azione in settimana sulla piattaforma Porto Corsini Mare Ovest, al largo delle coste di Ravenna, per denunciare il “patto della finzione ecologica” che vincola il nostro Paese alle fonti fossili e alle inefficaci politiche del governo contro la crisi climatica, e finiscono per favorire solo aziende inquinanti come ENI.
Il “patto della finzione ecologica”
Mentre gli attivisti con le maschere di Draghi e Cingolani inscenavano la stipula del “patto” con il Cane a sei zampe simbolo di ENI, sulla trivella è stato esposto un grande striscione con il messaggio “Basta bugie di ENI, nascondere la CO2 non salva il clima”. Il riferimento è al CCS, il controverso progetto di cattura e stoccaggio della CO2 che il colosso dell’energia vorrebbe realizzare proprio a Porto Corsini, finanziato con soldi pubblici. Infine, un altro gruppo di attiviste e attivisti ha scritto “No CCS” sulle pareti della piattaforma di ENI.
Da che parte sta il Governo?
“È bene che il governo getti la maschera e prenda finalmente una posizione chiara: sta dalla parte di chi invoca azioni serie e concrete per salvaguardare il clima, o dalla parte dei grandi inquinatori come ENI, che continuano a fare affari con il gas fossile e il petrolio, ricevendo per di più fondi pubblici?”, chiede Luca Iacoboni, responsabile Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Progetti come il CCS sono solo un pretesto per continuare a estrarre e bruciare gas fossile e non devono essere finanziati con le tasse di italiane e italiani. Il Presidente Draghi dica chiaramente se l’Italia vuole puntare sulle rinnovabili, bloccate da anni, o su false soluzioni come il CCS e il gas fossile”.