Robin Tax, 199 aziende energetiche l’avrebbero scaricata sui consumatori. L’accusa dell’Autorità
I sospetti dell’organismo presieduto da Guido Bortoni sono nero su bianco nella relazione al Parlamento. Viene ipotizzato un “prelievo” complessivo da 1,6 miliardi di euro. Coinvolte 105 imprese dell’energia elettrica e del gas e 94 del settore petrolifero
Torna nell’occhio del ciclone la tassa sugli extraprofitti delle imprese energetiche passata alla storia con il nome di Robin tax. L’idea alla base della misura, ovvero di “togliere ai ricchi per dare ai poveri” potrebbe rivelarsi del tutto tradita se verrà accertato il sospetto dell'Autorità per l'energia, ovvero che, in molti casi, le imprese soggette al tributo si sarebbero “rifatte” del costo scaricandolo direttamente sui consumatori.
Un prelievo ipotizzato in 199 casi, per un totale di 1,6 miliardi di euro di incremento dei margini “dovuti all'effetto prezzo, e tali da costituire una possibile violazione del divieto di traslazione”. Per questo le associazioni dei consumatori si infuriano e minacciano denunce e class action.
I sospetti dell'organismo presieduto da Guido Bortoni sono nero su bianco nella Relazione al Parlamento sulla Robin Tax (una manna da 1,5 miliardi per le casse dello Stato nel 2011), licenziata alla fine di gennaio. L'Autorità è infatti tenuta per legge a svolgere l'attività di vigilanza sull'applicazione dell'addizionale Ires, l’imposta alle imprese energetiche nel
giugno del 2008, che non può essere traslata sui consumatori e quindi né in bolletta né, per esempio, sulla benzina e il gasolio.
Ebbene, nella Relazione l'Autorità evidenzia un quadro fortemente critico, in cui appare evidente che molte imprese si rifanno proprio sui consumatori. Nel corso dell'attività di vigilanza svolta lo scorso anno sui dati relativi al 2010, infatti, l'Autorità ha pizzicato 199 operatori (sui 476 totali), di cui 105 appartenenti al settore dell'energia elettrica e gas e 94 a quello petrolifero, in cui “è stata riscontrata una variazione positiva del margine di contribuzione semestrale riconducibile, almeno in parte, alla dinamica dei prezzi”. In parole povere, il sospetto è che venga infranto proprio il divieto di traslazione, con il quale si comporta “uno svantaggio economico per i consumatori finali”.
L'Autorità, che però come chiarito dal Consiglio di Stato non dispone di poteri sanzionatori in questo campo, si spinge a calcolare l'ammontare dei margini teoricamente accumulati facendo leva anche sull'effetto prezzo. Nel secondo semestre 2010, per le aziende elettriche e del gas si è trattato di una somma pari a circa 0,9 miliardi di euro in più rispetto al corrispondente periodo pre-tassa, mentre per quelle petrolifere la cifra è appena più bassa e pari a circa 0,7 miliardi di euro. In sostanza, i consumatori sarebbero stati 'appesantiti' di 1,6 miliardi di euro anche per rientrare della Robin Tax.
“Una cosa gravissima e vergognosa”, commentano Adusbef e Federconsumatori, secondo cui “in due anni e mezzo le famiglie italiane hanno sborsato indebitamente 335 euro”. Le due associazioni chiedono quindi che l'Autorità divulghi i nomi delle aziende coinvolte e non escludono di ricorrere a una class action. Strada, quella dell'azione collettiva, preannunciata anche dal Codacons (e dall'Adiconsum) che, per il momento, presenterà un esposto in Procura.