Il trasferimento della rigassificatrice a Vado Ligure. Ecco tutto quello che c’è da sapere
Da diverso tempo, l’approdo in Liguria della FSRU da Piombino prevista tra due anni sta mobilitando i contrari. Abbiamo cercato di capirci qualcosa in più
Il trasferimento della nave rigassificatrice da Piombino a Vado Ligure sta già provocando numerose reazioni. La catena umana che si è svolta ieri e che ha coinvolto bagnanti e ambientalisti è solo l’ultimo episodio di aperto contrasto all’opera, e al suo arrivo previsto tra due anni. Cosa accadrà dunque nella seconda metà del 2026? La nave rigassificatrice, ad oggi ormeggiata a Piombino, prevista nell’ambito del Piano nazionale del Governo per la sicurezza degli approvvigionamenti gas in seguito all’invasione in Ucraina, ha una scadenza e deve essere ricollocata in un altro luogo che non sia in Toscana e la scelta più funzionale e coerente è risultata essere al largo di Vado Ligure, in provincia di Savona. La scelta della Liguria è stata dettata dalla presenza di fondali e condizioni meteomarine idonei all’ormeggio in sicurezza di un terminale offshore e dalla vicinanza alla rete nazionale di trasporto del gas. Abbiamo cercato di capire motivazioni e ragioni di favorevoli e contrari all’opera approfondendo i vari temi in ballo. Ecco quello che emerge.
Danni all’ambiente marino
Una delle principali critiche all’accoglimento della nave è riposta sui danni provocati all’ambiente marino e all’inquinamento derivante dalla lavorazione agli organismi marini. Lo studio di impatto ambientale, presentato da Snam, riporta la mappa completa e un’approfondita indagine sulle specie presenti negli habitat marini, coprendo un’area di circa 1.000 ettari. Le indagini si sono occupate in particolare del tratto del gasdotto sottomarino e dell’area del sistema di ormeggio, da cui risulterebbe che il fondale si presenta omogeneo e prevalentemente composto da sabbia e fango. Non si rileverebbero quindi caratteristiche ambientali particolari né lungo il percorso della sealine né nei punti di ancoraggio della nave. Quanto poi ai fondali antistanti Vado Ligure, un’area molto vasta che si estende al largo di una delle zone di ancoraggio per circa 2,5 km, arrivando fino a 7.000 m dalla costa, quella con la maggior presenza di formazioni coralligene e biocenosi, non sarà interessata da interventi per la FSRU, ma è stata comunque mappata.
L’acqua lavorata
Quanto poi alla questione della qualità dell’acqua utilizzata – argomento ricordato alla catena umana - Snam ricorre per analogia alle attività di monitoraggio, in corso a Piombino, dove attualmente opera la Italis Lng (ex Golar Tundra) e a quelle per il rigassificatore Olt di Livorno, ora in manutenzione a Marsiglia, in esercizio da 10 anni. Le attività di monitoraggio svolte in questi anni non hanno evidenziato effetti significativi sui comparti indagati riconducibili all’attività di rigassificazione. Ebbene nella situazione peggiore, l'acqua che viene riemessa dopo la lavorazione in nave contiene 0,2 milligrammi di ipoclorito di sodio per litro (0,2 parti di ipoclorito ogni milione di parti d’acqua). In ogni caso dovrà essere redatto ed approvato dalle autorità competenti un Piano di monitoraggio effettuato da un ente terzo, il Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed Ecologia Applicata di Livorno (CIBM). A distanza di un anno dall’arrivo a Piombino della Italis Lng, dagli studi condotti dal CIBM di Livorno non si rilevano anomalie.
Pericolo mareggiate
Nel documento presentato alla manifestazione gli avversari hanno segnalato anche la possibilità di condizioni meteo-marine particolarmente avverse, come ad esempio le frequenti mareggiate. In questo caso, tuttavia, immaginiamo che l’esperienza paghi: vista l’ampia casistica proveniente dai mari del Nord esistono da tempo tutta una serie di accorgimenti già previsti e che consentono, in caso di necessità alla Italis Lng di sganciarsi e allontanarsi nell’arco di alcune ore. Il sistema di ormeggio a torretta viene già adottato in mari che presentano condizioni ben più estreme di quelle dell’Alto Tirreno.
Serve tutto questo gas?
Infine, l’argomento che difficilmente potrà mettere d’accordo le parti. Il rigassificatore di Vado, che raccoglierà l’eredità di Piombino (come già la Linea Adriatica) è pesantemente contestata dagli ambientalisti e non solo, come opera inutile. Dietro questa visione si ricorda che i consumi di gas sono stazionari o in diminuzione e che le fonti di approvvigionamento sono sufficienti a garantire la domanda. Sul fronte opposto si ricorda che l’Italia è il secondo Paese per consumi di gas dell’intera Unione Europea e, come la quasi totalità degli altri Paesi membri, dipende per circa il 95% dalle importazioni. Il consolidamento delle infrastrutture che abilitano tali approvvigionamenti (pipeline, stoccaggi e rigassificatori) è dunque essenziale affinché il gas arrivi senza interruzioni a industrie, famiglie, enti pubblici e utenze fragili, in qualsiasi giorno dell’anno. Le infrastrutture che consentono al Paese di poter ricevere GNL da più fonti e canali di approvvigionamento ha, infatti, permesso di affrontare la crisi senza esporre il Paese agli effetti economici e sociali di una mancanza fisica di forniture. In tale contesto – dicono - il ruolo della Italis Lng sarà determinante.