Trivelle. Il rapporto ambientale Assomineraria: gli impianti italiani i più sicuri
Zero perdite in mare dalle 106 piattaforme petrolifere italiane. Le emissioni di anidride carbonica crollano del 13%
Assomineraria ha presentato a Roma la seconda edizione del Rapporto Ambientale sulle attività di esplorazione e produzione di idrocarburi in Italia che raccoglie i dati del triennio 2012-2014 e comprende per la prima volta anche l'analisi delle attività di stoccaggio.
"Le informazioni e i dati analizzati confermano il settore ai vertici delle classifiche mondiali relativamente alle performance ambientali dell'attività upstream idrocarburi, la sicurezza dei lavoratori e le attività di sostenibilità per il territorio”, dice l’associazione. “Questa industria dimostra di avere prestazioni in campo ambientale di gran lunga migliori di molti altri settori industriali”. Il settore è composto da 150 imprese con un export made in Italy di circa 20 miliardi di euro e 100mila addetti.
Sotto il profilo ambientale, l'attività oil&gas in Italia ha migliorato alcuni importanti indicatori, primi fra tutti quelli relativi alle emissioni: nel 2014, il dato complessivo di emissione di gas a effetto serra ha registrato un taglio drastico del 13% rispetto al 2012. Anche il dato specifico del flaring (le torce che fiammeggiano altri gas indesiderati che escono dai giacimenti) resta di gran lunga il più basso nel panorama mondiale, grazie alla predisposizione degli impianti per il recupero del gas ed alla disponibilità di infrastrutture per la sua immissione in rete. "Una radicale riduzione - avverte l’Assomineraria - è stata registrata nei rifiuti pericolosi, passati dal 6,4% del totale rifiuti nel 2012, all'1,4% nel 2014, e negli incidenti sul lavoro che, su un totale di 10 milioni di ore lavorate nel 2014, hanno registrato un calo del 44% rispetto al 2012, con nessuna fatalità”.
Assenti del tutto gli sversamenti a mare, a fronte di 106 piattaforme operative nei mari italiani, e aumentano le risorse destinate alle attività di salvaguardia ambientale, ai sistemi di gestione, alla ricerca e alle attività di formazione specializzata.
“Questa industria - si legge nella nota - dimostra di avere prestazioni in campo ambientale di gran lunga migliori di molti altri settori industriali. In particolare, il Rapporto mette in evidenza come l'industria oil&gas contribuisca al miglioramento dell'ambiente, anche perché l'energia a km0 riduce i rischi di impatto ambientale dovuti al traffico di petroliere e metaniere lungo le nostre coste".
Fra le collaborazioni avviate con il mondo scientifico, il rapporto sottolinea l'istituzione del Laboratorio Cavone in Emilia-Romagna, il quale ha dimostrato l'assenza di correlazione con i terremoti. Studi specifici effettuati con il Rie hanno studiato la compatibilità economica e ambientale tra le attività petrolifere con agricoltura, pesca e turismo.
Secondo i dati raccolti da Assomineraria, inoltre, “continua l'assenza di sversamenti a mare a fronte di 106 piattaforme operative nei mari italiani, e aumentano le risorse destinate alle attività di salvaguardia ambientale, ai sistemi di gestione, alla ricerca e alle attività di formazione specializzata”. Dal Rapporto emerge tuttavia che “nonostante l'ampio potenziale di crescita e il primato nello sviluppo di tecnologie all'avanguardia, il settore upstream in Italia si dimostra “statico”, caratterizzato da una riduzione delle attività di ricerca di nuovi giacimenti e da innumerevoli difficoltà a proseguire le attività in corso. Queste difficoltà impediscono la realizzazione di progetti utili alla valorizzazione di risorse già individuate che porterebbero maggiore occupazione, maggiori entrate fiscali e una riduzione delle importazioni”.
“Sono orgoglioso dei risultati che abbiamo raggiunto, soprattutto perché ogni volta riusciamo a migliorarci”, ha detto il presidente di Assomineraria, Giuseppe Tannoia.